sabato 12 febbraio 2011

LA TRAMA DEI FATTI

“Vasto – Storia di una città” di Costantino Felice ci consegna, con rigore scientifico, la categoria della “vastesità”

Nasce già come un classico. “Vasto – Storia di una città”, di Costantino Felice, Donzelli editore, è un’opera poderosa, ampia, direi onnicomprensiva, al tempo stesso compatta nella sua ricerca, che ne sottende tutto lo sviluppo, di un filo conduttore unico, unificante, a definire il carattere di una realtà territoriale, Vasto, appunto, individuata nelle sue “marcate peculiarità”. Fin dalla prima pagina dell’Introduzione, che merita a sua volta una lettura e uno studio in riferimento alla mole di riflessioni proposta all’attenzione del lettore, l’autore porge il suo omaggio all’altro grande classico, la “Storia di Vasto” di Luigi Marchesani, “una miniera inesauribile di informazioni sui molteplici aspetti dell’evoluzione cittadina (davvero una storia totale), ma anche una fonte di piacevole godimento estetico per il vigore analitico di alcune sue narrazioni e la trascinante suggestione dei suoi stessi arcaismi lessicali”. Due “storie”, quella del Marchesani, borbonico nell’animo, anche dopo la caduta del Regno, e quella del prof. Felice, uomo intensamente inserito nella nostra realtà, nel nostro oggi, esponente, da sempre, di quella sinistra amante della cultura e delle buone letture, due opere che si sorreggono a vicenda, per così dire, che si incontrano nel rigore scientifico e nel tentativo, ampiamente riuscito in entrambi i casi, di porsi come una summa che consegna al lettore un argomento, quello che una volta si chiamava la storia patria, nella sua interezza. Non che, nel passato lontano e in quello più vicino, manchino cronache e memorie: “personaggi come Viti, De Benedictis, Maciano, Palma, Betti, fino al più recente Anelli e a tanti altri (si pensi da ultimo ai Ricordi di Francesco Ciccarone) rappresentano una fortuna inestimabile per chi si accinga a ricostruire il passato di questa città”. L’accumularsi di tanta produzione storica, o relativa alla cronaca, causa ed effetto insieme di quell’attaccamento dei Vastesi alla loro terra, trova ora nel volume di Felice una sua sintesi e un suo compimento. I libri di una certa consistenza fisica (550 le pagine che compongono “Vasto– Storia di una città”) normalmente, si pensi, mutatis mutandis, alla Divina Commedia, sono un punto di arrivo, costituiscono il chiudersi di un’epoca, almeno di un certo sviluppo storico, in quanto tale consegnato alla riflessione dei contemporanei, ma anche di chi verrà dopo. Questa storia, ultima in ordine di tempo, sarà unica, proprio per la sua impostazione e per il suo valore intrinseco, come unica, fino ad oggi, è stata la Storia del Marchesani. Un panorama culturale, quello di Vasto, che si arricchisce, grazie ad un “vastese d’adozione”, così si auto-definisce Costantino Felice, di uno studio di pregio. C’è da rallegrarsi.

Ma non è tutto. Si faceva riferimento all’Introduzione, che in effetti va riguardata come parte integrante rispetto alla narrazione storica. Vi è, non finalizzata a se stessa, una ricerca sulla storiografia e sulla storia della storiografia, come a voler gettare le basi, logiche e culturali, della successiva esposizione degli avvenimenti succedutisi negli ultimi due millenni e mezzo. Vi è il riferimento a Marc Bloch, Dostoevskij, von Ranke, Edward Carr, Tacito. Mi verrebbe da aggiungere all’elenco il grande Plutarco, con la sua pretesa di risolvere la storia nel personaggio di rilievo, l’individuo carismatico che annulla e assorbe le dinamiche sottostanti. La mente corre, in tal senso, a Silvio Ciccarone, “don Silvio” per noi che abbiamo avuto la ventura di conoscerlo e di vivere l’impronta che ha lasciato in questa città, l’accelerazione imposta alla politica locale con la formazione della lista civica, “Il Faro”, capace di coagulare consensi e di amministrare. Ed eccoti, nell’Introduzione, un passo nel quale l’autore riferisce di piacevoli conversazioni, all’epoca, con quel grande sindaco degli anni sessanta e settanta. Non potevano non incontrarsi Ciccarone e Felice, l’uno con cose da riferire, l’altro alla ricerca di una trama dei fatti. Il tutto sedimentato in anni di studio e di riflessione, il cui esito è ora all’attenzione dei lettori. Che non potranno non percepire, o approfondire, come sottolineato nella Presentazione dal sindaco Luciano Lapenna, la propria identità.

Giacinto Zappacosta
pubblicato su piazzarossetti.it

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