lunedì 20 gennaio 2014

Capovilla cardinale


Eminenza, permette? Non so se è solo una mia personale e forse stravagante reazione. Ma, nel sentire la notizia della sua nomina, mi è venuta la voglia non di parlare di lei, ma di parlare a lei. Naturalmente, siccome non è certo facile con la valanga di telefonate e di visite che avrà in questi giorni, ho pensato di dare sfogo al mio desiderio di parlarle con questa specie di “lettera aperta”. Ho anche l’ambizione di pensare che magari, qualcuno si riconoscerà in questo gesto e amo pensare di fare una cosa che anche altri faranno o ameranno fare.

PARLA IL CUORE

Mi sono chiesto, però: perché parlare a lui invece che parlare di lui? Non ci ho pensato molto, ma credo proprio, Eminenza carissima, che sia “colpa” sua. Colpa tra virgolette, naturalmente. Vede, guardare a lei, per noi tutti che viviamo non solo a Bergamo ma anche nei… dintorni, è come continuare a guardare a quel grand’uomo, a quel fiore inimitabile della nostra terra, così grande e così legato a questa terra, che ci è impossibile dimenticarlo. E siccome non riusciamo a dimenticare lui non riusciamo neppure a dimenticare lei e siccome lei è sempre qui tra noi, contribuisce a tenere in vita tenacemente quella memoria. È talmente vero questo che, lei lo sa molto bene, la terra di Bergamo e della Lombardia e di tanta parte del mondo intero ha continuato ad amare papa Giovanni anche se non ha sempre avuto la possibilità di studiarlo. Con Papa Giovanni è successo quello che molte altre volte è successo con i grandi testimoni del Vangelo: il popolo di Dio ha intuito acutamente la grandezza del Papa di Sotto il Monte e lo ha amato anche senza conoscerlo a fondo. Si potrebbe dire che, anche stavolta, il cuore e gli affetti sono corsi più veloci della mente e delle idee. Si ricorda quella frase famosa di Pascal: il cuore ha delle ragione che la ragione non conosce? Ecco: anche con Papa Giovanni è andata così. Semmai c’è da rallegrarsi che, adesso, molti studiosi eminenti abbiano ripreso in mano la grandezza di Papa Giovanni per capirla e approfondirla. Così l’intelligenza rincorre il cuore e il cuore avrà altre ragioni per amare il grande Papa.

IL FEDELE “COMPAGNO D’ARMI”

Tutto questo, mi pare, viene gloriosamente confermato dalla sua stessa figura. So che non si adombra se le si ricorda che stanno arrivando, tra poco, i cent’anni. Bellissima allusione a quel compito che lei si è attribuito: ricordarci Papa Roncalli. La memoria di Papa Giovanni è tenuta viva da una persona viva, così viva che sta per tagliare un traguardo così speciale, così simbolico per tutti noi. In fondo lei è il libro più bello scritto su Papa Giovanni. Anzi. a pensarci bene, è un libro bellissimo perché non è un libro. E poi quando la sentiamo parlare di Chiesa, di società di politica, di informazione… con una vivacità che le invidiamo generosamente, abbiamo la sensazione viva di una passione per l’uomo che Papa Giovanni ci ha lasciato come la sua eredità più bella.
Così lei continua a fare il contubernale di Papa Giovanni. Il contubernale, il “compagno d’armi”, il commilitone, colui che alloggia nella stessa tenda. Le auguriamo di farlo ancora a lungo. Adesso lo farà con una smagliante porpora cardinalizia. Credo che Papa Giovanni ne sarebbe stato contento. Magari le avrebbe fatto una breve omelia sulla caducità degli onori umani e sull’umiltà ma poi avrebbe guardato con compiacenza a quel ben di Dio piovuto sul suo fedele contubernale.
Come si usa dire in queste circostanze, ad multos annos, Eminenza. E grazie.
santalessandro.org  12.1.2014



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