La
questione morale a Palazzo di Città. Il sindaco si indispettisce e perde le
staffe
Il
primo cittadino, ritornato sulla scena stanco ed irritabile, non accetta più le
critiche
Sarà il sole che
illumina Mottagrossa, soprattutto quando, raggiunto lo zenit, infierisce sul
cranio. Sarà la stanchezza, sarà che i Vastesi gli sono venuti in uggia. Fatto
sta che il buon Lapenna ha perso lo smalto iniziale, quella capacità di
sostenere, tetragono, tutto il male che in nove anni gli è piovuto addosso per
bocca di nemici ed ex amici. Insomma, il primo cittadino, dopo il periodo di
riposo, è rientrato in scena molto peggiorato, di umore nero. E ci mancava solo
l’inchiesta sugli eventi estivi del 2013, inchiesta che è in pieno svolgimento.
Non vuole essere criticato, dunque, ama solo chi gli porge il microfono senza
contraddirlo e senza fargli domande indisponenti. Nel dubbio, meglio
prospettargli un’agevole ed amicale introduzione, valida in tutti i contesti ed
applicabile in qualsiasi circostanza, del tipo ‘allora, signor sindaco, una
giornata particolare …’. A quel punto, lo schermo è tutto suo, e Lapenna,
nell’ovattato ambiente così favorevole e rassicurante, paesano e familiare, non
deve affaticarsi nemmeno a reggere
quella specie di simbolo fallico che cattura la voce irradiandola
nell’etere. Tutto il resto, nella lezione lapenniana, è, in ordine crescente di
pericolosità sociale: sciacallaggio, cattiva stampa, operazione atta a
fomentare l’odio. La novità, da ultimo, è che la critica, ai tempi che furono
sempre legittima, ‘sale della democrazia’, così ci spiegavano, ridonda
facilmente in fatto di rilevanza penale. Massimo Desiati, animatore di Progetto
per Vasto, portavoce di Vasto 2016, ha esternato una disamina, esclusivamente
politica, in riferimento all’amministrazione che ci ostiniamo, con evidente
idiosincrasia, a definire attiva. Apriti cielo. Il sindaco, che vorremmo più
sobrio, se l’è presa, e fin qui tutto normale, umano, direi. Ma è andato oltre,
al di là dell’immaginabile. È la vera novità di questa lunga campagna
elettorale, di fatto già iniziata. L’ha sparata grossa il primo cittadino,
anche se, per onestà, bisogna dire che lo sparo era a salve. O forse, non si è
ben capito, la polvere era bagnata. ‘Non querelo Desiati perché non è mia
abitudine’. Lo scolio, sul quale vale la pena spendere due parole, è nel
messaggio sottostante, nel non detto, nell’implicito, in quel tautologico
avvertire l’opinione pubblica, specie quella dissenziente, specie quelli che
amano scrivere senza farsi intimidire, sul fatto che d’ora in poi il sindaco
annette alla critica una valenza penale. L’impatto è devastante. Nella mente
dei pavidi, sperando che non ce ne siano, e nell’animo di chi, provando a
ragionare, vede con dispiacere un sindaco che fatica a distinguere il vallo
profondo, il fossato che separa il dibattito politico dalle aule di giustizia.
Lapenna deve capire, senza sbraitare e senza farsi venire in mente strane idee,
che la questione morale, avvertita ormai come dirimente dall’opinione pubblica,
è presente a palazzo di città, chiamando in causa sindaco, in primis, giunta e
maggioranza. Da tempo scrivo di responsabilità politiche e della necessità di
un cambio di mentalità. Oltre che di uomini, ovvio. Allora, caro Lapenna, vuoi
querelare anche me? Sai già cosa penso del famoso start up del cavolo per
quanto riguarda la raccolta differenziata. Ho scritto nomi e cognomi, per la
verità non solo io, ho ricostruito fatti e circostanze. Qualsiasi sindaco, nel
leggere quella denuncia, avrebbe fatto un salto sulla sedia e avrebbe chiamato
nella sua stanza l’assessore competente, accompagnato dal dirigente del
settore. Si tratta di soldi pubblici, caro sindaco, che vanno utilizzati per
fini pubblici. Come nella vicenda della Cogecstre, la cooperativa, orientata a
sinistra, che si occupa della tutela di Punta d’Erce. E si è visto,
quest’estate, con quali risultati. Non si è capito, e forse non si vuol far
capire, se la cooperativa abbia tra i suoi compiti, tra le obbligazioni che la
legano al comune di Vasto, anche la vigilanza sugli incendi. Se sì, ci sarebbe
da risolvere il contratto per inadempimento, se no, ci si dovrebbe chiedere che
caspita fanno i giovanotti allocati nel prefabbricato posto sul promontorio.
Sono tutti epifenomeni che raccontano una medesima storia, con l’aggravante
che, in Lapenna, manca la percezione del problema. D’altra parte, cosa puoi
aspettarti da uno che risponde ‘vuol dire che la moglie del sindaco deve fare
la casalinga’? L’empito, un po’ irritante per la verità, non meriterebbe
risposta, atteso che, se uno non capisce da solo, non c’è verso, a quella età,
di farglielo capire per induzione esterna. Rimane solo da sperare che la
signora abbia, da parte sua, afferrato e interiorizzato l’opportunità, perché
di questo si tratta in fin dei conti, di far valere le proprie passioni
culturali al di fuori del Vasto film festival.
Giacinto Zappacosta
pubblicato su Giovani
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