venerdì 6 novembre 2015

LAPENNA, DEVI QUERELARCI TUTTI

La questione morale a Palazzo di Città. Il sindaco si indispettisce e perde le staffe

Il primo cittadino, ritornato sulla scena stanco ed irritabile, non accetta più le critiche

Sarà il sole che illumina Mottagrossa, soprattutto quando, raggiunto lo zenit, infierisce sul cranio. Sarà la stanchezza, sarà che i Vastesi gli sono venuti in uggia. Fatto sta che il buon Lapenna ha perso lo smalto iniziale, quella capacità di sostenere, tetragono, tutto il male che in nove anni gli è piovuto addosso per bocca di nemici ed ex amici. Insomma, il primo cittadino, dopo il periodo di riposo, è rientrato in scena molto peggiorato, di umore nero. E ci mancava solo l’inchiesta sugli eventi estivi del 2013, inchiesta che è in pieno svolgimento. Non vuole essere criticato, dunque, ama solo chi gli porge il microfono senza contraddirlo e senza fargli domande indisponenti. Nel dubbio, meglio prospettargli un’agevole ed amicale introduzione, valida in tutti i contesti ed applicabile in qualsiasi circostanza, del tipo ‘allora, signor sindaco, una giornata particolare …’. A quel punto, lo schermo è tutto suo, e Lapenna, nell’ovattato ambiente così favorevole e rassicurante, paesano e familiare, non deve affaticarsi nemmeno a reggere  quella specie di simbolo fallico che cattura la voce irradiandola nell’etere. Tutto il resto, nella lezione lapenniana, è, in ordine crescente di pericolosità sociale: sciacallaggio, cattiva stampa, operazione atta a fomentare l’odio. La novità, da ultimo, è che la critica, ai tempi che furono sempre legittima, ‘sale della democrazia’, così ci spiegavano, ridonda facilmente in fatto di rilevanza penale. Massimo Desiati, animatore di Progetto per Vasto, portavoce di Vasto 2016, ha esternato una disamina, esclusivamente politica, in riferimento all’amministrazione che ci ostiniamo, con evidente idiosincrasia, a definire attiva. Apriti cielo. Il sindaco, che vorremmo più sobrio, se l’è presa, e fin qui tutto normale, umano, direi. Ma è andato oltre, al di là dell’immaginabile. È la vera novità di questa lunga campagna elettorale, di fatto già iniziata. L’ha sparata grossa il primo cittadino, anche se, per onestà, bisogna dire che lo sparo era a salve. O forse, non si è ben capito, la polvere era bagnata. ‘Non querelo Desiati perché non è mia abitudine’. Lo scolio, sul quale vale la pena spendere due parole, è nel messaggio sottostante, nel non detto, nell’implicito, in quel tautologico avvertire l’opinione pubblica, specie quella dissenziente, specie quelli che amano scrivere senza farsi intimidire, sul fatto che d’ora in poi il sindaco annette alla critica una valenza penale. L’impatto è devastante. Nella mente dei pavidi, sperando che non ce ne siano, e nell’animo di chi, provando a ragionare, vede con dispiacere un sindaco che fatica a distinguere il vallo profondo, il fossato che separa il dibattito politico dalle aule di giustizia. Lapenna deve capire, senza sbraitare e senza farsi venire in mente strane idee, che la questione morale, avvertita ormai come dirimente dall’opinione pubblica, è presente a palazzo di città, chiamando in causa sindaco, in primis, giunta e maggioranza. Da tempo scrivo di responsabilità politiche e della necessità di un cambio di mentalità. Oltre che di uomini, ovvio. Allora, caro Lapenna, vuoi querelare anche me? Sai già cosa penso del famoso start up del cavolo per quanto riguarda la raccolta differenziata. Ho scritto nomi e cognomi, per la verità non solo io, ho ricostruito fatti e circostanze. Qualsiasi sindaco, nel leggere quella denuncia, avrebbe fatto un salto sulla sedia e avrebbe chiamato nella sua stanza l’assessore competente, accompagnato dal dirigente del settore. Si tratta di soldi pubblici, caro sindaco, che vanno utilizzati per fini pubblici. Come nella vicenda della Cogecstre, la cooperativa, orientata a sinistra, che si occupa della tutela di Punta d’Erce. E si è visto, quest’estate, con quali risultati. Non si è capito, e forse non si vuol far capire, se la cooperativa abbia tra i suoi compiti, tra le obbligazioni che la legano al comune di Vasto, anche la vigilanza sugli incendi. Se sì, ci sarebbe da risolvere il contratto per inadempimento, se no, ci si dovrebbe chiedere che caspita fanno i giovanotti allocati nel prefabbricato posto sul promontorio. Sono tutti epifenomeni che raccontano una medesima storia, con l’aggravante che, in Lapenna, manca la percezione del problema. D’altra parte, cosa puoi aspettarti da uno che risponde ‘vuol dire che la moglie del sindaco deve fare la casalinga’? L’empito, un po’ irritante per la verità, non meriterebbe risposta, atteso che, se uno non capisce da solo, non c’è verso, a quella età, di farglielo capire per induzione esterna. Rimane solo da sperare che la signora abbia, da parte sua, afferrato e interiorizzato l’opportunità, perché di questo si tratta in fin dei conti, di far valere le proprie passioni culturali al di fuori del Vasto film festival.          

Giacinto Zappacosta

pubblicato su Giovani in Movimento

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