“Te
piace u’ presepe?” chiedeva a tutti,
ossessivamente, il protagonista della commedia “Natale in casa Cupiello” del
grande Eduardo De Filippo. E si, che Natale sarebbe se non ci fosse il presepe
a ricordarci cosa festeggiamo? Ormai mancano poco più di due secoli al
compimento del millennio da che S. Francesco ne allestì il primo. Era il 1223 e
l’ancor giovane Francesco uscì dal convento di Greggio e preparò in una grotta,
nel bosco, una mangiatoia, vi portò un asino ed un bue, viventi, e poi tenne
una famosissima omelia natalizia davanti ad una grande folla di persone,
rendendo così comprensibile la storia del Natale ai tanti analfabeti che non
sapevano leggere il racconto evangelico. Quell’idea fu seguita rapidamente
dappertutto.
Qualche
anno addietro ho visitato, a Verona, una mostra di Presepi provenienti da varie
parti del mondo, anche dalle estreme periferie orientali: Alcuni allestimenti,
di una bellezza e semplicità struggenti, rimandavano alla fede semplice e forte
di quelle popolazioni ancora capaci di commuoversi di fronte ad un bambinello
adagiato sulla paglia di una mangiatoia…
Per
quasi un millennio, quindi, in tutto il mondo cristiano, si è ricordato e si
ricorda quella nascita divina con la riproposizione della circostanza
straordinaria in cui avvenne.
Fino
a qualche anno addietro, in Europa, nonostante la presenza di migliaia di
cittadini provenienti da tutto il mondo, di religioni diversissime tra loro,
dagli animisti agli islamici, a nessuno era mai venuto in mente, pur
festeggiando il Natale, di rinunciare alla rappresentazione del Presepe per un,
come dire, dovere di ospitalità nei confronti di cittadini di altre fedi
religiose. Oggi l’allestimento del Presepe si vorrebbe, addirittura, offensivo
della sensibilità religiosa dei seguaci di una religione in particolare, quella musulmana.
E’
notizia di questi giorni la scelta, in una scuola italiana, di non mandare una classe di Scuola Media a visitare una
mostra di pittura per la presenza di alcuni quadri raffiguranti la
Crocifissione! La motivazione: quei quadri avrebbero potuto urtare la
sensibilità religiosa degli alunni di fede musulmana. Peggio ancora a Rozzano,
in provincia di Milano, un preside ha proibito il tradizionale allestimento del
Presepe a scuola con il pretesto che “dopo i fatti di Parigi, sarebbe una
provocazione” e che, del resto, “la scuola è laica!” Si resta veramente
sbigottiti di fronte a motivazioni così pretestuose e ridicole che denotano non
solo mancanza assoluta di rispetto per
la sensibilità religiosa degli altri alunni, ma soprattutto una preoccupante pochezza
culturale.
Quei
professori che temono le convulsioni di
qualche alunno di fronte al crocifisso, impediranno alle loro classi di
visitare anche le grandi basiliche cristiane o la Cappella Sistina con le
stesse motivazioni? Oppure presenteranno al Ministero una petizione per cancellare
lo studio della Storia dell’Arte nelle scuole italiane perché troppe sono le opere d’arte che rimandano
alla cristianità?
E
quel preside di Rozzano che invoca la laicità della scuola perché festeggia una ricorrenza religiose? Non ha alcun senso,
è una contraddizione in termini, parlare di “Natale-Laico”. Il Natale che
festeggiamo è il compleanno di Gesù. Punto.
E
a ben vedere non era “laica” neppure la festa pagana che si celebrava
anticamente il 25 dicembre. Anche quella, la festa del “Dies Natalis Solis Invicti, per i seguaci di Mitra era una festa
religiosa.
Ma
questi atteggiamenti, se non nascessero da altre motivazioni, durerebbero al
massimo lo spazio di una stagione e poi verrebbero sepolti da una risata,
purtroppo nascono da una tendenza culturale e politica europea, non solo
italiana, che vede nella rinuncia ad alcuni aspetti specifici della nostra tradizione culturale e religiosa
la via obbligata per la convivenza pacifica con il mondo musulmano!
Per
interrompere questa deriva va detto chiaramente a tanti mediocri e pericolosi “maìtre
à penser” contemporanei, che l’Europa, che piaccia o meno, è impregnata di
cultura cristiana e solo uno sciocco e presuntuoso atteggiamento pseudo
illuminista può ipotizzare una storia culturale europea separata dalle sue
origini giudaico-cristiane.
NICOLANGELO
D’ADAMO
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