domenica 31 ottobre 2010

Il Kèrigma della nostra fede

Il Martirio di Cristo, senza aggettivi

Di quante componenti è composta la chiesa cattolica! Pensate per es. ai siti ultraconservatori di "militia Christi" o al sito "sisi nono" ("sit sit, non non") che fanno da contraltare agli episodi citati da Gnocchi e Palmara. Quanto è difficile trovare un equilibrio e non essere costretti a scegliere tra Giovanni XXIII e Pio IX, tra Lefevre e Paolo VI, tra il Concilio Vaticano II e quello Tridentino. Come è difficile leggere un articolo di presunti cattolici che ironizzano sulla "preghiera dei fedeli" e quando il sacerdote invita a pregare per gli "ultimi": invece di pensare al vangelo, essi pensano alla CGIL o si scandalizzano che si preghi per l'unità dei cristiani (eppure sta scritto: "ut unum sint"...), e ancora: ci si scandalizza della preghiera per i "migranti" mentre si vorrebbero dal sacerdote "parole di vita eterna": strano concetto del cristianesimo: pregare per chi soffre il dramma dell'emigrazione non sarebbe una "parola eterna"...... Ma perchè continuare? Purtroppo il cristianesimo è pieno di questi eccessi. E dire che il vangelo più bello, quello di Marco, racconta il martirio di Gesù sulla croce senza un aggettivo di troppo: una fredda cronaca di una esecuzione.....noi abbiamo aggiunto gli aggettivi di troppo e abbiamo adattato quella storia da un lato al "sacrocuorismo" e dall'altro alla sociologia. Tanto vorrei che i sacerdoti ricordassero ogni domenica che il cristianesimo è racchiuso in un versetto di Luca: "Mutuum dare nihil inde sperantes" come ci ha chiesto Iddio fatto uomo, morto e risorto: questo è il Kèrigma della nostra fede, il resto è commento (e non sempre in buona fede).

Nicolangelo


Titolo e sotto-titolo a cura di Cana Culex

3 commenti:

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  2. Caro Preside, per me è un onore pubblicare le Sue riflessioni. Al momento, mi viene solo da dire: Lei si è dichiarato cristiano, e lo ha fatto pubblicamente; anche questo ha una sua valenza. Non è da tutti. Qualcuno, duemila anni fa, aveva previsto tutto: se non mi riconoscerete dinanzi al mondo, anche io dirò di non conoscervi. Come al solito, cito a memoria e sbaglio qualche termine, cosa che vorrei evitare quando parlo con una persona che dimostra una conoscenza approfondita delle Sacre Scritture.

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  3. Grazie Giacinto! La mia appartenenza al cattolicesimo non ho bisogno di sbandierarla, a meno che non vi sia costretto da contingenze particolari. Un cattolicesimo antico, popolare, semplice come le omelie dei nostri parroci di una volta. Senza aver studiato il greco i nostri contadini, nel mio caso gli ortolani, conoscevano già il significato del kèrigma del cristianesimo, oggi diremmo: il loro era un cristianesimo senza se e senza ma. Quando abbiamo potuto pregare in italiano e leggere le sacre scritture, grazie alla costituzione dogmatica conciliare "Dei Verbum", ci siamo sentiti più vicino al vangelo e l'espressione "popolo di Dio" acquistò un significato diverso. Ma perchè ti racconto queste storie? Sono nell'età in cui, come amo ripetere, si hanno più ricordi che speranze. Una speranza, però, mi è molto cara: che i sacerdoti comincino a denunciare nelle loro omelie anche i peccati sociali: assumere in nero, non pagare le tasse, non rispettare i contratti di lavoro ecc. Per me quei peccati sono "mortali" come quelli sessuali....
    Grazie per l'ospitalità. Ti leggo sempre con piacere.

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