Giovanni Spinelli, su Semidiceviprima, ha scritto un ottimo articolo sul nostro turismo (http://semidiceviprima.com/?p=9493). Dati alla mano, quello che dovrebbe essere il motore dell’economia cittadina ne costituisce in realtà una parte minimale. Di seguito pubblico un mio commento.
Caro Giovanni, hai svegliato tutti noi Vastesi dal dolce torpore nel quale eravamo sprofondati. Dati alla mano, dunque, il turismo langue: un 8% scarso, se si considera anche la ristorazione. Andiamo bene. Certo, può essere che quell’8% produca ricchezza per una percentuale maggiore, ma siamo comunque a livelli molto bassi, soprattutto per Vasto, che la mitologia di questi anni indica come città per le vacanze. Mi si potrà obiettare, ti si potrà controbattere, caro Giovanni, che il turismo e la ristorazione sono attività stagionali, non paragonabili, per esempio, al commercio, che per forza di cose è attivo tutto l’anno. Ma allora il problema è “destagionalizzare” il turismo, rendere la città fruibile e appetibile per 12 mesi. Come fanno i Riminesi. Una mia proposta semplice semplice. Abbiamo Palazzo d’Avalos che conserva al suo interno reperti di un certo pregio. Uno tra i tanti, l’iscrizione in lingua osca che riporta i nomi di due censori frentani, iscrizione importantissima da un punto di vista storico e glottologico (oltre al nostro d’Anelli, se ne occupa, tra gli altri, E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Salmon che è il più grande conoscitore di quella civiltà a livello mondiale). Bene, vogliamo provare a mettere in fila, davanti al nostro Museo, Giapponesi e Tedeschi? Proviamo a far conoscere la nostra storia e la nostra arte? Facciamolo subito, Giovanni, prima che de lu Palazze rimangano solo le mura. A Taranto, per esempio, questo sistema funziona e vedi frotte di turisti che a Pasqua seguono i riti della Settimana Santa e poi si dividono tra il Museo, la città vecchia e il castello, passando per scesa Vasto, la strada intitolata alla nostra città. Grazie per lo spazio. Un cordialissimo saluto.
Giacinto Zappacosta
Caro Giovanni, hai svegliato tutti noi Vastesi dal dolce torpore nel quale eravamo sprofondati. Dati alla mano, dunque, il turismo langue: un 8% scarso, se si considera anche la ristorazione. Andiamo bene. Certo, può essere che quell’8% produca ricchezza per una percentuale maggiore, ma siamo comunque a livelli molto bassi, soprattutto per Vasto, che la mitologia di questi anni indica come città per le vacanze. Mi si potrà obiettare, ti si potrà controbattere, caro Giovanni, che il turismo e la ristorazione sono attività stagionali, non paragonabili, per esempio, al commercio, che per forza di cose è attivo tutto l’anno. Ma allora il problema è “destagionalizzare” il turismo, rendere la città fruibile e appetibile per 12 mesi. Come fanno i Riminesi. Una mia proposta semplice semplice. Abbiamo Palazzo d’Avalos che conserva al suo interno reperti di un certo pregio. Uno tra i tanti, l’iscrizione in lingua osca che riporta i nomi di due censori frentani, iscrizione importantissima da un punto di vista storico e glottologico (oltre al nostro d’Anelli, se ne occupa, tra gli altri, E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Salmon che è il più grande conoscitore di quella civiltà a livello mondiale). Bene, vogliamo provare a mettere in fila, davanti al nostro Museo, Giapponesi e Tedeschi? Proviamo a far conoscere la nostra storia e la nostra arte? Facciamolo subito, Giovanni, prima che de lu Palazze rimangano solo le mura. A Taranto, per esempio, questo sistema funziona e vedi frotte di turisti che a Pasqua seguono i riti della Settimana Santa e poi si dividono tra il Museo, la città vecchia e il castello, passando per scesa Vasto, la strada intitolata alla nostra città. Grazie per lo spazio. Un cordialissimo saluto.Giacinto Zappacosta
Vasto ed il turismo....
RispondiEliminaRicordo sempre le parole di un professore su questo tema, ai tempi del corso per O.T. ai Salesiani: "dopo questo corso, se siete fortunati a Vasto troverete un buon posto in un bar oppure in un albergo tra le camere il bar e la cucina" ... Parole giuste, ma nemmeno tanto, si era dimenticato di dire che sarebbe stato facile finchè non avevamo più di 21 anni e solo se avevamo bella presenza, diversamente era meglio se lo aprivamo noi un bar, ma per molti anni le licenze nuove furono bloccate.
Se riesco, oggi vengo a Vasto a salutare un altro professore nella sua nuova dimora... Oggi è la ricorrenza del compleanno di Don Mario Burlina... Sono sempre grata di averlo conosciuto.
Buona domenica.
Cara Maria, l'altro ieri anch'io ho parlato con don Mario, un altro don Mario: ringrazio Dio di averlo conosciuto. Buona domenica anche a te.
RispondiEliminaCaro Giacinto, non so neppure se esiste una via dei Frentani qui a Vasto: sembra che solo Lanciano possa parlare di quel fiero popolo italico: se ne sentono, addirittura, gli eredi naturali ed esclusivi....C'è stata, in questa città, una sorta di rimozione collettiva della nostra storia:a chi poteva cancellare di più....per inseguire solo il presente, non sempre esaltante, e ciò ha contribuito ad accentuare una propensione alla rassegnazione masochistica che ha da sempre caratterizzato il nostro passato: ci sono i segni di questo tratto caratteriale anche nella nostra toponomastica...
RispondiEliminaQualche esempio di rimozione. Mi sono occupato di recente di Teodorico Pietrocola Rossetti: un personaggio di statura nazionale che a Firenze, ad Alessandria ed in altre città del nord ovest viene idolatrato. E' stato infatti il fondatore delle Chiese Valdesi in Italia. Quelle comunità religiose lo considerano il più grande dei "Pastori" italiani. Ebbene a Vasto non lo conosce nessuno e neppure gli ultimi eredi mi hanno saputo dire in quale strada o palazzo sia nato in quel lontano 13.nov.1825. Ad Antonio Cieri, famosissimo anarchico e combattente in Spagna durante la Rivoluzione franchista, la città di Parma ha dedicato di recente un convegno nazionale per illustrarne la figura e l'opera.
E' un vastese purosangue, zio di Mimì Laporese, che per i vastesi non è mai esistito. Posso continuare, e lo farò, per dimostrare che almeno al momento non ci sono i presupposti neppure elementari per un decollo del turismo locale.
All'estero (Londra: e non ti sembri sproporzionato il paragone) tutto fa turismo e nella "Terra di Albione" hanno persino eretto un monumento (pensa un pò!)ad un coraggioso indigeno che "si oppose con coraggio all'invasore romano Giulio Cesare"!!!!!!!!!