La vittoria a Milano ha i suoi costi (compreso il calarsi le brache dinanzi alla Lega)
Ecco svelata la grande sorpresa che, nelle intenzioni berlusconiano-leghiste, dovrebbe far pendere la bilancia a pro della Moratti. A costo di distruggere l’organizzazione statuale. Due ministeri, dunque, trasferiti al Nord, o comunque la relativa promessa pre-elettorale, servono per suscitare l’orgoglio padano, sono ideologicamente inseriti in un più ampio discorso teso alla "de-romanizzazione", all'annullamento di un sentimento patrio, di comune appartenenza. Assistiamo alla solita scena: Bossi chiede, senza nemmeno più bisogno di alzare la voce, e Berlusconi, con la benedizione di Tremonti, apre i cordoni della borsa. Qualche domanda di carattere pratico. Trasferendosi l’elefantiaca organizzazione di due ministeri, il relativo personale ne seguirà le sorti? Funzionari e impiegati, e famiglie, si trasferiranno in massa a Milano? Di che ministeri si tratta? Applicando la stessa regola, a Napoli non tocca nulla? Se questo è il federalismo (in effetti non lo è), meglio l’accentramento di stampo savoiardo (absit iniura verbis). Ora, a ben pensarci, il problema non è la sparata quotidiana di Bossi, o di Calderoli, ma un sistema, ben oliato e collaudato, fatto di ideologia spicciola, a uso e consumo dei retrobottega delle osterie, di rapporti politici, di potere, per cui quelle uscite strampalate, quelle cazzate in piena libertà non solo trovano ascolto, ma producono consenso. Nessuno protesta, nessuno s'indigna, e se protesti e ti indigni, non ti sente nessuno. Avanti di questo passo, con aumento esponenziale della dose giornaliera di cazzate. Chiedo venia: di pirlate.
Giacinto Zappacosta
pubblicato su piazzarossetti.it

Giacinto Zappacosta
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