l'8 maggio una manifestazione
Rivolta del Sud contro il museo lombrosiano di Torino: un orrore
Un medico ispira il movimento contro l'esposizione piemontese: descrive i meridionali come belve
BARI — In un mese ha raggiunto quota 3mila e 220 iscritti. Parte da Facebook la rivolta del Sud contro il museo Lombrosiano di Torino. Ad organizzare la manifestazione, in programma per il prossimo 8 maggio, è Michele Iannelli, 52enne medico specialista in psicologia clinica e psicoterapeutica, nato a Caserta e residente a Roma. E’ lui il fondatore del gruppo che riunisce «i meridionali contro il museo di antropologia criminale di Torino», dove sono custoditi gli studi di Cesare Lombroso, che avrebbe teorizzato l’inferiorità della razza meridionale con esperimenti su crani dei briganti.
Con questa manifestazione pacifica - spiega Iannelli - noi vogliamo evidenziare quanto le teorie di Lombroso siano infondate scientificamente. Io come medico ed esperto anche in criminologia (sono stato infatti giudice onorario al tribunale di sorveglianza) posso affermare questo concetto con certezza. Lombroso ha fatto in modo che i meridionali apparissero come delle belve dopo l’Unità d’Italia e ha fatto passare il brigantaggio come un movimento di resistenza di poveri delinquenti e di gente tarata geneticamente. Teorie inaccettabili e appunto infondate».
Da qui l’idea di aprire un gruppo sul social network più famoso al mondo: nel giro di un mese ci sono state già 3mila e 220 adesioni, non solo dal Sud (centinaia i pugliesi) ma anche da meridionali che si sono trasferiti al Nord. «Non ci aspettavamo tutta questa affluenza - prosegue Iannelli - questa è una dimostrazione di quanto il tema sia particolarmente sentito». Il corteo partirà dalla zona centrale di Torino per poi raggiungere il museo, riaperto di recente, in via Pietro Giuria. «Vogliamo dare un segnale forte - prosegue Iannelli - vogliamo con questa movimentazione fare comprendere che Lombroso è un simbolo di quello che noi consideriamo il non risorgimento, un atto di aggressione fuori da qualsiasi tipo di legalità nei confronti del Meridione. Noi lo contestiamo sia dal punto di vista storico che scientifico. A cominciare dall’Unità d’Italia che così come è avvenuta è stata un trauma per il Meridione perché un atto di conquista colonialista che ha creato spaccature tra Nord e Sud. Per quanto riguarda l’aspetto scientifico Lombroso ha teorizzato l’inferiorità dei meridionali, affermando con studi sui crani di chi è stato ucciso dai Sabaudi, che i briganti erano solo dei criminali e che la legalità era stata portata dai Sabaudi. Queste concezioni non possono essere accettate».
Iannelli insieme ai 3mila e 200 iscritti chiede inoltre la restituzione dei resti dei briganti. «E’ un museo degli orrori quello di Torino - conclude il medico casertano - lì su quegli scaffali sono conservati resti di persone che sono state uccise e che invece di essere sepolte sono state utilizzate per gli studi di Lombroso. Devono invece ottenere una giusta sepoltura». Altra richiesta del gruppo di Facebook è rivolta direttamente a Silvano Montaldo, professore associato di Storia contemporanea dell’Università di Torino che dirige il museo e che insieme a Giacomo Giacobini, professore di Anatomia alla stessa Università, ne ha curato il riallestimento. «Chiediamo - conclude Iannelli - una ristrutturazione in maniera tale che si possa evidenziare che le teorie di Lombroso sono assurde e che così come vengono presentate possono creare dei danni all’immaginario collettivo e fare nascere fraintendimenti a chi non conosce bene la storia. Il museo può contribuire a fare aumentare l’astio nei confronti dei meridionali».
Montaldo ha replicato sul quotidiano "Il Riformista" parlando di un «equivoco intenzionale o meno». «Si tratta - conclude Montaldo - di un gruppo con finalità politiche: emerge una contrapposizione tra Sud e Nord che è assolutamente assente nel museo. La devianza è solo una spetto del pensiero lombrosiano e la questione del brigantaggio meridionale è, a sua volta, solo una minima parte di questo».
Samantha Dell’Edera
06 gennaio 2010
da il Corriere del Mezzogiorno
Rivolta del Sud contro il museo lombrosiano di Torino: un orrore
Un medico ispira il movimento contro l'esposizione piemontese: descrive i meridionali come belve
BARI — In un mese ha raggiunto quota 3mila e 220 iscritti. Parte da Facebook la rivolta del Sud contro il museo Lombrosiano di Torino. Ad organizzare la manifestazione, in programma per il prossimo 8 maggio, è Michele Iannelli, 52enne medico specialista in psicologia clinica e psicoterapeutica, nato a Caserta e residente a Roma. E’ lui il fondatore del gruppo che riunisce «i meridionali contro il museo di antropologia criminale di Torino», dove sono custoditi gli studi di Cesare Lombroso, che avrebbe teorizzato l’inferiorità della razza meridionale con esperimenti su crani dei briganti.
Con questa manifestazione pacifica - spiega Iannelli - noi vogliamo evidenziare quanto le teorie di Lombroso siano infondate scientificamente. Io come medico ed esperto anche in criminologia (sono stato infatti giudice onorario al tribunale di sorveglianza) posso affermare questo concetto con certezza. Lombroso ha fatto in modo che i meridionali apparissero come delle belve dopo l’Unità d’Italia e ha fatto passare il brigantaggio come un movimento di resistenza di poveri delinquenti e di gente tarata geneticamente. Teorie inaccettabili e appunto infondate».
Da qui l’idea di aprire un gruppo sul social network più famoso al mondo: nel giro di un mese ci sono state già 3mila e 220 adesioni, non solo dal Sud (centinaia i pugliesi) ma anche da meridionali che si sono trasferiti al Nord. «Non ci aspettavamo tutta questa affluenza - prosegue Iannelli - questa è una dimostrazione di quanto il tema sia particolarmente sentito». Il corteo partirà dalla zona centrale di Torino per poi raggiungere il museo, riaperto di recente, in via Pietro Giuria. «Vogliamo dare un segnale forte - prosegue Iannelli - vogliamo con questa movimentazione fare comprendere che Lombroso è un simbolo di quello che noi consideriamo il non risorgimento, un atto di aggressione fuori da qualsiasi tipo di legalità nei confronti del Meridione. Noi lo contestiamo sia dal punto di vista storico che scientifico. A cominciare dall’Unità d’Italia che così come è avvenuta è stata un trauma per il Meridione perché un atto di conquista colonialista che ha creato spaccature tra Nord e Sud. Per quanto riguarda l’aspetto scientifico Lombroso ha teorizzato l’inferiorità dei meridionali, affermando con studi sui crani di chi è stato ucciso dai Sabaudi, che i briganti erano solo dei criminali e che la legalità era stata portata dai Sabaudi. Queste concezioni non possono essere accettate».
Iannelli insieme ai 3mila e 200 iscritti chiede inoltre la restituzione dei resti dei briganti. «E’ un museo degli orrori quello di Torino - conclude il medico casertano - lì su quegli scaffali sono conservati resti di persone che sono state uccise e che invece di essere sepolte sono state utilizzate per gli studi di Lombroso. Devono invece ottenere una giusta sepoltura». Altra richiesta del gruppo di Facebook è rivolta direttamente a Silvano Montaldo, professore associato di Storia contemporanea dell’Università di Torino che dirige il museo e che insieme a Giacomo Giacobini, professore di Anatomia alla stessa Università, ne ha curato il riallestimento. «Chiediamo - conclude Iannelli - una ristrutturazione in maniera tale che si possa evidenziare che le teorie di Lombroso sono assurde e che così come vengono presentate possono creare dei danni all’immaginario collettivo e fare nascere fraintendimenti a chi non conosce bene la storia. Il museo può contribuire a fare aumentare l’astio nei confronti dei meridionali».
Montaldo ha replicato sul quotidiano "Il Riformista" parlando di un «equivoco intenzionale o meno». «Si tratta - conclude Montaldo - di un gruppo con finalità politiche: emerge una contrapposizione tra Sud e Nord che è assolutamente assente nel museo. La devianza è solo una spetto del pensiero lombrosiano e la questione del brigantaggio meridionale è, a sua volta, solo una minima parte di questo».
Samantha Dell’Edera
06 gennaio 2010
da il Corriere del Mezzogiorno
titolo e foto a cura di Cana Culex
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