venerdì 10 febbraio 2012

IL PATTO PER IL TERRITORIO

1. La gestione dell’area di Punta Penna è stata condotta nei decenni, lungo una linea di continuità temporale che ha accomunato tutte senza eccezione le amministrazioni competenti, secondo una politica riassumibile in tre principi fondamentali:
a) la disapplicazione delle normative e delle leggi;
b) l’assenza dei controlli;
c) la disinformazione verso la città.
Negli ultimi anni questo stato di cose si è sotto molti profili ulteriormernte aggravato. Ma scendiamo nei dettagli.

a) La disapplicazione delle normative e delle leggi. Sono stati – e sono tutt’ora- sistematicamente ignorati:
- gli strumenti di programmazione urbanistica sovraordinata: il Piano Territoriale delle Attività Produttive e il Progetto Speciale Territoriale della Fascia Costiera ;
- gli obblighi previsti dalla Legge Seveso (DLgs 334/99, sugli impianti a Rischio di Incidente Rilevante) in materia di urbanizzazione ;
- gli obblighi previsti dalla Legge Seveso in materia di diffusione delle informazioni alla popolazione ;
- gli strumenti di programmazione sovraordinata regionale in materia infrastrutture portuali: il Piano Regionale Integrato dei Trasporti e lo “Studio di Fattibilità per la razionalizzazione ed il potenziamento del sistema portuale regionale” ;

b) L’assenza dei controlli. Sono stati – e sono tutt’ora- da sempre sistematicamente omessi i controlli relativi:
- alle esalazioni provenienti dagli impianti industriali della zona , nonostante i disturbi lamentati da residenti e da turisti;
- all’entità delle emissioni ai camini degli impianti industriali della zona;
- alla qualità dell’aria nella zona .

c) La disinformazione verso la città. Tutte le questioni di un certo rilievo sono state trattate e decise con il minimo possibile di pubblicità. Alcuni esempi più recenti e macroscopici:
- la vicenda del porto turistico alla foce della Lebba con annessa speculazione immobiliare su cui l’intero ceto politico ha taciuto ;
- l’approvazione del progetto di raddoppio del porto commerciale, ottenuta da un Consiglio comunale impossibilitato a informarsi, e tenendo la città del tutto all’oscuro ;
- la vicenda della concessione dell’autorizzazione alla Istonia Energy , scoperta sul BURA, nonostante due Delibere del Consiglio comunale.

2. Una stretta decisiva. Ognuno di questi dati di per sé sarebbe grave. Ma messi insieme tutti concorrono a formare un contesto altamente problematico, che è la radice profonda dei conflitti attuali. Di esso non portano la responsabilità né le associazopni dei cittadini che si battono per la difesa dei luoghi, né gli industriali, che fanno pur sempre il loro mestiere. La responsabilità è in larga misura scrivibile alle inadempienze del ceto politico locale –e anzitutto cittadino- che nei decenni ha lasciato accumulare un po’ alla volta i problemi. Ma oggi siamo a una stretta decisiva.
Di fronte ai quattro nuovi impianti annunziati nella zona (due centrali a biomasse, un impianto di recupero di rifiuti speciali pericolosi, un cementificio) la città ha fatto sentire molto forte la sua voce. Il ceto politico locale ha risposto in modo disunito; e qualche divisione è trapelata anche tra gli industriali.

3. Il Patto per il Territorio, presentato dal Sindaco di Vasto il 12 dicembre, due giorni dopo il successo dell’assemblea cittadina, rappresenta la risposta alla mobilitazione cittadina elaborata dall’Amministrazione comunale. Presentandolo come un tentativo di “far convivere due realtà: l’ambiente e le attività produttive”, il Sindaco di Vasto compie un’opera di pura mistificazione. Rimosso in blocco tutto il contesto che abbiamo testé descritto, tutta la questione di Punta Penna viene ridotta ad un contrasto tra “ambientalisti” ed industriali, con il Comune come terzo che tenta di mediare nell’interesse generale. Così non solo la politica viene meno ai propri doveri, ma tenta per di più di far passare le proprie inadempienze come una specifica virtù.
Dall’altra parte le associazioni dei cittadini divengono per ciò stesso dei comitati a difesa di interessi di parte, e, in quanto tali, potenzialmente concorrenti tra di loro.

4. Legambiente –il circolo vastese e la segreteria regionale- con il suo comunicato del 5 u.s. si colloca perfettamente in questa prospettiva. Il circolo locale di Legambiente, che pure –stando a un suo documento dello scorso ottobre - avrebbe dovuto essere contrario ad impianti a biomasse del tipo e della portata di quelli in questione, nondimeno si è tenuto ben alla larga dalla mobilitazione cittadina. Ricompare ora, a mesi di distanza, dimenticando del tutto ogni responsabilità politica dell’Amministrazione comunale; sposando anzi in pieno la tesi del Sindaco dell’asserita “contrapposizione tra il mondo produttivo ed il mondo ambientalista”, ovviamente da superare; e –sorpresa!- schierandosi apertamente con Confindustria, cui “rivolge un particolare plauso”.
Giunga anche a Legambiente un particolare plauso da parte del Comitato Cittadino.

5. Conclusione. All’Amministrazione comunale di Vasto vorremmo ricordare che, a Punta Penna, le parti in causa non sono due, ma tre. La terza è per l’appunto l’Amministrazione comunale.
Questa, sino ad ora, non ha risposto a nessuna delle questioni strategiche sull’assetto urbanistico della zona; ha omesso i controlli che pure gli sarebbero stati richiesti dalla legge; ha regolarmente disinformato la città sulle questioni principali.
In più, attraverso il cosiddetto Patto per il Territorio, sta provando a far passare le proprie inadempienze come un dato di fatto, e anzi come una base di partenza per la gestione della zona. Così l’Ente pubblico viene meno al proprio ruolo e finisce per appiattirsi definitivamente sull’esistente.
Non è certo questo che i cittadini si attendono dall’Amministrazione comunale. Rinnoviamo al Sindaco e a tutta la Giunta la nostra richiesta di un incontro.


Vasto, il 10 febbraio 2012

Il Comitato Cittadino per la Tutela del Territorio

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