IL CASO
PUNTA PENNA
PRIMAVERA:
ASSURDO SPOSTARE LE AZIENDE
VASTO. No ai consorzi industriali, sì allo
sviluppo produttivo di Punta Penna. Il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, boccia senza mezzi termini il progetto di
delocalizzazione delle aziende nell'area industriale a nord di Vasto. «E' una follia che rischia di mandare in malora
l'economia di un comprensorio già fortemente provato e sempre più insidiato
dalla malavita», afferma l'industriale annunciando la presentazione
di un esposto alla Corte dei Conti. L'industria è in grave sofferenza.
L'ottanta per cento delle aziende è stata costretta a ricorrere alla cassa
integrazione per salvare l'occupazione. «Purtroppo,
la politica non dà una mano all'economia» aggiunge il presidente di
Confindustria Chieti. Due le questioni sulle quali il capo degli
industriali interviene con una dura reprimenda: i consorzi industriali e la
delocalizzazione delle industrie di Punta Penna. CONSORZI. «Confindustria appoggia la legge regionale di
riforma dei consorzi e condivide la decisione di chiuderli definitavamente. I
consorzi sono da tempo commissariati. Non svolgono più alcun ruolo di supporto
al servizio delle aziende», rimarca Primavera. Confindustria ha chiesto da
tempo un incontro con l'assessore regionale alle Attività produttive, Alfredo Castiglione. «Purtroppo, la giunta regionale ha fatto
tutto da sola, a nostra insaputa. Ha prodotto un nuovo piano che non chiarisce
molti aspetti». Gli industriali tornano quindi a chiedere con urgenza un
confronto chiarificatore. «Non si fanno
riunioni di condominio senza i condomini. Non è accettabile che gli industriali
vengano esclusi dai ruoli di rappresentanza, e che a decidere sia la politica
da sola. Deve essere comunque chiaro il no degli industriali ai nuovi oneri che
andrebbero a gravare sulle spalle delle imprese». DELOCALIZZAZIONE. Se sui consorzi il tono di
Primavera è deciso, sul futuro di Punta Penna, diventa addirittura perentorio.
«Ho letto con incredulità la notizia
sulla decisione presa da Provincia e Comune di delocalizzare le industrie da
Punta Penna. E' una follia», ripete l'imprenditore. «Da anni, in città proliferano comitati civici. Il movimento dei no.
Particolare questo che denota l'assenza della politica. E' emblematico che non
esista un piano economico, uno documento di pianificazione che fornisca
indirizzi. In nome della tutela ambientale si mortificano le industrie e le si
costringe ad andare via. Paradossalmente, le industrie sono tenute per legge a
salvagurdare l'ambiente e lo fanno. Al contrario, la prima fonte di
inquinamento del territorio - come ha rimarcato anche il governatore Gianni Chiodi - sono i fiumi e tutto
quello che portano alla foce. In compenso, si sta mandando alla malora lo
sviluppo economico e si distrugge l'attività del porto. Dietro a un paravento
ambientale, si mette in atto una pericolosa speculazione immobiliare. A chi
pensa di realizzare a Punta Penna un mega centro commerciale, gli industriali
ricordano che senza reddito non si acquista nulla. ma il reddito lo fanno le
aziende. Si parla da anni di ambiente e turismo, tuttavia non mi risulta che
esistano operatori pronti a sfruttare il filone, a creare posti di lavoro e
ricchezza per i residenti. Questa politica impoverirà il Vastese perché
paralizza gli investimenti e l'occupazione facendo aumentare precarità, disagio
e malavita. E' di questo che dovrebbe occuparsi i politici di qualsiasi
connotazione ideologica: restituire certezze e benessere ai residenti,
proteggere il territorio dalla criminalità». Primavera è un fiume in
piena. Nè lui nè gli iscritti a Confindustria intendono accettare passivamente
quella che definiscono una «immotivata
campagna denigratoria e distruttiva contro le industrie”. Poi arriva
l'affondo. «Se, dopo aver speso decine di
milioni di euro, il progetto di delocalizzazione delle industrie dovesse essere
avviato, manderò un esposto alla Corte dei Conti perché non si possono
utilizzare i fondi pubblici destinati all'industria per un altro tipo di
attività».
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Vasto, 23.04.2012.- Paolo Primavera boccia senza mezzi termini l’idea
di delocalizzare le aziende dell'area industriale a nord di Vasto. Sono
affermazioni perentorie quelle del Presidente di Confindustria Chieti, talmente
categoriche da far presumere esista, nella realtà odierna, un piano di tal
genere da attuare nell’immediatezza e già paventando un esposto alla Corte dei
Conti. Appare un modo per stracciarsi le vesti e disperatamente gridare
all’allarme, chiamando a raccolta le forze economiche industriali in una sorta
di contrattacco all’ambientalismo di maniera: “E' una follia che rischia di mandare in malora l'economia di un
comprensorio già fortemente provato e sempre più insidiato dalla malavita”.
E poi aggiunge: “Purtroppo, la politica
non dà una mano all'economia”. Crediamo, invece, di essere al cospetto di
una situazione esattamente contraria; infatti, perpetuando tali atteggiamenti, sarebbe
l’economia a non dare una mano alla Politica! Il governo del Territorio è cosa
propria della Politica ed il “marketing territoriale” è un
complesso di attività che ha la finalità di definire progetti,
programmi
e strategie
volte a garantire lo sviluppo di un determinato comprensorio; a tale processo è
doveroso che le organizzazioni economiche partecipino ma sul presupposto che le
decisioni spettano alla Politica.
Nel
Piano Territoriale delle Attività Produttive e nelle sue Norme di Attuazione è
previsto che, nelle varie fasi, i programmi di
riassetto produttivo delle aziende insediate vengano
preliminarmente sottoposti a verifica tecnica, tenuto conto
delle effettive esigenze di ammodernamento
dei processi produttivi, anche in ragione
dei necessari fattori di sostenibilità e
mitigazione ambientale. Il P.T.A.P. sottolinea l’esigenza di
assicurare una piena sostenibilità degli
interventi di riconversione, con riferimento ai
valori paesaggistici, ambientali e naturalistici
di Punta Aderci, delle aree dei Siti di Importanza Comunitaria S.I.C.
e della zona archeologica di Punta Penna. Nelle
Direttive per i P.R.T. del Consorzio di Vasto si sottolinea come “Gli agglomerati del Consorzio di Vasto…
mostrano complessivamente l’esigenza di una
ragionata estensione-riconversione
della gamma degli usi. Si escludono
espansioni degli agglomerati maggiori di San
Salvo e Vasto Punta Penna, che richiedono
invece operazioni di
riqualificazione e di riutilizzo di strutture
dismesse, oltreché di completamento dei
lotti liberi e di specializzazione e
integrazione produttiva”.
Il
Presidente Primavera alza il tiro e paventa progetti di “delocalizzazione”, imputandoli alla “follia”. E poi si lancia, “incredulo”,
in una serie di considerazioni, stigmatizzando l’ “assenza della politica” ed il “proliferare
dei movimenti del no”, situazioni che “costringerebbero
le industrie ad andar via in assenza di piani economici e documenti di
pianificazione”. Addirittura azzarda una “pericolosa speculazione immobiliare dietro un paravento ambientale”,
evocando “povertà, precarietà, paralisi
degli investimenti e malavita”, aspetto quest’ultimo di cui “dovrebbero occuparsi i politici, proteggendo
il territorio dalla criminalità”. E giù, poi, con la denuncia della “immotivata campagna denigratoria e
distruttiva contro le industrie”, le stesse che sembra abbiano dimenticato
le promesse centraline di monitoraggio dell’aria a Punta Penna.
L’intera zona di Punta Penna ha necessità di una lettura del
tutto particolare. In questa parte del territorio comunale, ricompresi in una
superficie di pochi chilometri quadrati, insistono, contemporaneamente, realtà
naturalistiche, industriali e residenziali. Una realtà impressionante, piena di
contraddizioni, su cui si sovrappongono responsabilità e competenze di diversi
soggetti istituzionali, enti economici e portatori d’interesse. Occorre
giungere ad una lettura d’insieme di questo territorio ed è indispensabile
favorire, anzi stimolare, una fase di riconversione, totale o parziale, delle
attività industriali maggiormente impattanti. E seppur si dovesse trattare di
delocalizzare alcune attività che
presentano evidenti situazioni di incompatibilità ambientale, non sarebbe forse
una scelta tutta rivolta all’interesse comune? E perché si dovrebbe
prediligere, invece, l’interesse di alcuni? Assenza di pianificazione? E perché
mai dovrebbe essere un sistema industriale, poco rispettoso del territorio e
della volontà dei cittadini, a farla da padrone, sgomitando, in barba a
principi di trasparenza e partecipazione?
Abbiamo più volte dichiarato la necessità di un Piano d’Area, per la zona di Punta
Penna, a cui l’Amministrazione comunale dovrebbe porre mano, al fine di una più
razionale utilizzazione e riorganizzazione di quella parte del territorio
comunale.
Con le loro dichiarazioni, il Presidente di Federchimica
Puccioni, prima, e quello di Confindustria Primavera, adesso, mostrano di non
avere rispetto per
questa città ed anche per i suoi imprenditori che operano nel commercio e nel
turismo. Gli imprenditori dell’industria sono certamente titolati a difendere
le proprie ragioni ma altrettanto certamente non possono utilizzare gli
argomenti di cui ai loro interventi per far pressioni in ordine alle scelte
politiche di gestione del territorio.
Sull’area di
Punta Penna, insistono, da anni, attività che producono reddito per operatori
commerciali che hanno fatto investimenti e dato lavoro ed oltretutto la
vocazione di quel territorio è tale da sospingere verso investimenti a servizio
del turismo. Se il mercato induce e favorisce questo tipo di insediamento, in
una zona che nasce industriale, dovere delle istituzioni è governare questo
cambiamento sanando le contraddizioni, per garantire l’armonia delle attività
d’impresa ed evitare l’ulteriore impoverimento della nostra città, oltre al
maggior rispetto delle sue caratteristiche ambientali.
Le scelte strategiche di sviluppo
economico del territorio appartengono alla Politica ed il coinvolgimento,
nell’operarle, di portatori d’interesse, pubblico o privato, deve avvenire nei
modi democraticamente rilevabili in ossequio ai principi di partecipazione e
concertazione. E’ indispensabile che le istituzioni svolgano il proprio ruolo
con autorevolezza e senza soggezioni di qualsivoglia natura.
Non vorremmo che gli obiettivi del
Presidente Primavera, rappresentante dell’intera categoria degli industriali,
fossero altri. In questi ultimi tempi, è un pullulare di iniziative progettuali
industriali. Tra queste, quella che prevede, anche se non nel territorio di
Vasto ed in zona Punta Penna, la
realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti speciali, mediante
processo di inertizzazione-stabilizzazione a base di cemento, calce, silicati
per renderli idonei allo smaltimento in discarica, con una capacità di 25.000
t/a ed annessa discarica di 150.000 mc complessivi. Un’attività che trova
materia prima in un certo tipo di industria. Ed infatti la relazione che accompagna il progetto così recita:
“Un impianto diretto ad assicurare
lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione. Lo
stabilimento in questione, infatti, in ragione della sua ubicazione, potrebbe
risultare strategico nell’ottica della vicinanza dell’area a due zone
industriali come quelle di Atessa e Vasto-San Salvo, in cui la produzione di
rifiuti speciali è veramente consistente”.
Primavera
getta sul tavolo argomenti che generano solo confusione e mostra i muscoli nel
tentativo di far pressione sugli ambienti della Politica chiamati, loro sì, a
prendere delle decisioni a tutela dei territori e della popolazione. Sarebbe il
caso tornasse nel suo ruolo, senza evocare scenari apocalittici da cui, forse,
trarre un beneficio da cui le popolazioni non ricaverebbero, però, vantaggio
alcuno.
Massimo Desiati
Consigliere comunale di “Progetto
per Vasto”
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