giovedì 26 aprile 2012

SERVIZI PUBBLICI LOCALI: PARTIAMO DAI FATTI


Associazione civica Porta Nuova – Vasto

                        


 Non sappiamo se siano o meno fondate le denunce presentate alla magistratura in questi giorni sulla gestione della raccolta dei rifiuti a Vasto. Se i servizi subappaltati alle imprese private abbiano oltrepassato il limite del 30% previsto dalla legge; se siano stati rispettati i contratti nazionali di lavoro; se (come sostiene il Comune) l’arruolamento del personale sia avvenuto tramite un bando pubblico. Le risposte le darà la magistratura.
Di certo però della magistratura non c’è bisogno per rilevare, in materia di trasparenza e di legalità nella gestione dei servizi pubblici locali, alcuni semplici dati di fatto. Partiamo da lì.

1. Che il Comune di Vasto non rispetti (né faccia rispettare) le leggi vigenti in materia di servizi pubblici locali è un primo dato di fatto (che tra l’altro andiamo ripetendo da anni[1]). In particolare, e per limitarci agli esempi maggiori:
-         non è applicata la legge che impone ai Comuni di individuare “gli standard di qualità” e determinare “le modalità di vigilanza e controllo delle aziende esercenti i servizi pubblici, in un quadro di tutela prioritaria degli utenti e dei consumatori”[2];
-         non è applicata la legge regionale[3] che impone agli “enti competenti all'affidamento dei servizi” di costituire apposite consulte – le Consulte di Gestione- composte, oltre che dal gestore, dai rappresentanti delle associazioni riconosciute, volto alla definizione dei contenuti dei contratti di servizio, e al relativo controllo;
-         per taluni servizi non è applicata la legge[4] che istituisce uno strumento altrove comunissimo come la Carta dei Servizi; quando pure esiste, ad essa non viene data in nessun caso la “adeguata pubblicità” prevista dalla legge.

2. Un altro dato di fatto è che il Comune di Vasto non rispetta, nella gestione dei servizi pubblici locali, neppure il suo stesso Statuto. In particolare:
-         l’Art. 35 dello Statuto Comunale, che prevede la redazione annuale di un documento –il Bilancio Sociale- nel quale “rendicontare le politiche e i servizi resi dall’Amministrazione, in modo da evidenziare i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi dichiarati”. Il tutto andrebbe poi discusso “mediante incontri pubblici con i cittadini”. A cinque anni dalla sua approvazione la norma attende ancora di essere attuata.
-         l’Art. 40 (che riproduce l’Art. 25 del vecchio Statuto Comunale) attende invece –invano- da circa un ventennio. Prevede nientemeno che il Sindaco indica “entro il mese di settembre di ogni anno, apposite conferenze dei servizi locali per esaminare l’andamento della qualità, quantità, efficienza ed efficacia dei servizi, formulando idonee soluzioni per il miglioramento di essi. A tali conferenze vengono invitate le associazioni e le organizzazioni interessate al servizio […] Le risultanze della Conferenza sono comunicate al Consiglio comunale”.

3. Un terzo dato di fatto è che la nostra Associazione –che pure vi era stata invitata- si è chiamata fuori dalla gestione dello start-up della raccolta differenziata non (come è stato detto) “per valutazioni interne”, ma perché aveva posto come condizione della sua partecipazione il rispetto della suddetta legge regionale (si veda il nostro comunicato del 25 04 2009[5]). Ciò che il Comune di Vasto ha espressamente rifiutato di fare, nell’indifferenza delle altre associazioni.

4. Ci sia consentito, per finire, il lusso di un’autocitazione. “Sono pubblici i servizi pubblici locali? Nella nostra zona i servizi pubblici locali sono tutto tranne che pubblici. La questione, prima che politica, è culturale. La storica mancanza di spirito pubblico propria delle classi dirigenti locali si è tradotta in una concezione proprietaria della Pubblica Amministrazione. Il servizio pubblico, da questo punto di vista, è anzitutto una rendita, una rendita prima politica e poi economica, e in quanto tale la sua gestione è sottratta –ogniqualvolta sia possibile- ai fastidiosi condizionamenti previsti dalla legge. Specularmente, la pubblica opinione giace in uno stato di ignoranza e di torpore, scosso di tanto in tanto da ondate di protesta, per lo più su fatti singoli e talvolta demagogicamente isolati dal contesto.
[...] Uscire da questa situazione, posto che sia possibile, non sarà semplice né veloce. Eppure è anche su questo che si misura la crescita civile di una città.”[6]

                                                                      

[2] Art. 35, comma 14, Legge 448/2002. Manca, a Vasto, anche il relativo Regolamento di disciplina delle attività di vigilanza e controllo sui servizi pubblici esternalizzati.
[3] L’Art. 11 della Legge Regionale 5 agosto 2004, n. 23 (Norme sui servizi pubblici locali a rilevanza economica)..
[4] Il DLgs 442/1997 (Art. 19) sul trasporto pubblico locale; la Direttiva del Presidente del Consiglio 27 gennaio 1994 (la cosiddetta Direttiva Ciampi), ribadita dal recente Art 2, comma 461, L. 244/2007 (Finanziaria 2008); infine l’Art. 10 della già citata LR 23/2004.

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