giovedì 10 maggio 2012

VIAGGIO IN ITALIA


“Molto lontano dalla terra d’Italia io giaccio e da Taranto mia patria”

L’approccio con le persone è sempre facile, immediato, senza sovrastrutture mentali o pregiudizi etnici. Sarà che l’immenso porto (tutta la città, adagiata tra il Mar Grande e il Mar Piccolo, è un immenso approdo) li ha abituati a rapporti con gente che va e che viene, sta di fatto che i Tarantini sono sempre disponibili, anche con i Vastesi, il che è tutto dire. Un piccolo episodio di tanto tempo fa, quando ero giovane (anche io lo sono stato). La Fiat 126 bis, appena comprata a Milano, mi lasciò in mezzo della campagna, di notte, un bel pezzo prima del ponte di Punta Penna, mentre tornavo con moglie e figlio piccolo nella casa dove alloggiavo durante le vacanze estive. Panico. Dissi alla mia consorte: “mettiamo il bambino sul passeggino e avviamoci a piedi”. Ci guidavano le luci della città di Taranto, molto, molto lontane. Fatti pochi passi, si fermò un autobus del servizio pubblico che stava tornando al deposito: “siamo salvi” dissi. L’autista, arrivati nell’autorimessa, senza dirmi nulla e senza sapere nemmeno come mi chiamavo, andò a prendere la sua auto personale, tirò il freno a mano lasciando il motore acceso e mi fece: “prendetela e domani me la riportate”. Strano, vero? In questo mondo di schifo, dove tutti ci giriamo dall’altra parte per non vedere chi ha bisogno, non è un fatto miracoloso? Per la cronaca, rinunciammo a questa cortesia perché trovammo un’altra soluzione, ma l’auto del mio sconosciuto benefattore era lì, a mia disposizione.  

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