lunedì 15 ottobre 2012


FENESTRELLE
È E SARÀ
LA LORO VERGOGNA




Sono mesi che assistiamo pazienti allo stillicidio denigratorio che, negando e mortificando l’eccidio di Fenestrelle, una delle più grandi tragedie che il “Risorgimento” possa aver generato e nascosto, cerca di gettare discredito sul lavoro ultraventennale portato avanti con amore, abnegazione e totale disinteresse commerciale, da umili ed eroici ricercatori.
Da parte nostra, finora, non abbiamo mai raccolto le pungenti provocazioni mosse da questi emeriti sprovveduti, riservandoci i colpi per quando fossero stati più a tiro e cioè per quando più chiare fossero state le loro intenzioni. Infatti non è la prima volta che taluni soggetti per carpire i documenti le fonti in nostro possesso, si sono lanciati in campagne denigratorie, spesso operate con offese senza senso ed al limite della diffamazione.
Ma noi abbiamo un obiettivo preciso da perseguire e non possiamo distogliere più di tanto la nostra attenzione e le nostre energie dal nostro lavoro quotidiano, per rispondere a chi vorrebbe pescare profitti nel torbido di una disputa mediatica.
Tuttavia è di questi giorni un nuovo malefico articolo apparso sul Corriere della Sera: uno dei più squallidi e vergognosi oltraggi mossi finora contro il nostro Movimento e la nostra comunità identitaria.
Dopo aver affidato la questione all’Ufficio Legale del Movimento, l’onere di dare un’adeguata risposta a questi “signori” anche a nome di quanti si riconoscono negli Ideali neoborbonici è stato conferito, come giustamente doveva essere, al nostro emerito Presidente Prof. Gennaro De Crescenzo.
Saranno poi le pubblicazioni di dati e documenti a mettere definitivamente alla berlina costoro che, negando il genocidio di decine e decine di migliaia di prigionieri meridionali lasciati morire lentamente nei campi di concentramento e sterminio della Liguria, del Piemonte e della Lombardia, intendono promuovere campagne pubblicitarie in favore di discutibili libri di storia.
Quello che raccomandiamo a tutti voi è di non trasformare questa nostra informazione in un battage pubblicitario, ordinando ed acquistando i volumi pubblicizzati da costoro: è proprio quello che vorrebbero.
Invece, al di là di ogni critica e di ogni contenuto del libro in questione, riteniamo opportuno che si inviino proteste per i termini poco onorevoli che l’articolista ha utilizzato nei nostri riguardi, scrivendo a:   direttore@corriere.it   pbattista@corriere.it      

Cap. Alessandro Romano


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