Sono rimasto favorevolmente
impressionato dalla presa di posizione del personale docente dell’ITCG T
“F.Palizzi” deciso a far conoscere alle famiglie dei propri alunni, ma penso
anche a chi ha occhi per leggere ed orecchie per intendere, il difficilissimo
momento che vive la scuola pubblica tra l’incauta iniziativa del Ministro della
Pubblica Istruzione (sei ore di lezione in più a settimana in deroga al
contratto), la censura del Presidente del Consiglio Monti per il deciso rifiuto
dei docenti, la drastica riduzione di fondi fin’anche per le attività curriculari
(quelle extracurriculari ormai sono solo un ricordo), la minaccia delle
Province di non pagare le utenze, le ricorrenti occupazioni e gli scioperi
degli studenti, una diffusa disaffezione dell’opinione pubblica e dei mezzi di
comunicazione non sempre a conoscenza della reale attività di un Docente e dei
meccanismi complessi dei processi di apprendimento scolastico. Il Collegio dei
Docenti del “Palizzi”, dicevo, con uno scatto di orgoglio professionale, ha
reagito inviando una puntuale informativa ai genitori, elencando tutte le
attività collaterali all’insegnamento che non intendono più accollarsi se non
si fa un po’ di chiarezza sul loro “stato giuridico” e sul ruolo che dovrà
continuare a svolgere la scuola pubblica in Italia. Non è più tollerabile
infatti che all’insegnante si chieda di essere, per i propri alunni,
confidente, amico, padre, madre, psicologo, sociologo, tuttologo in grado di
impartire lezioni di educazione ambientale, educazione stradale (a scuola si
organizzano corsi persino per il conseguimento del patentino per guidare i
motorini) educazione alla legalità, educazione sessuale e, se poi resta tempo,
anche un po’ di nozioni curriculari, ma non gli si riconosce alcun sviluppo di
carriera con la colpevole complicità dei sindacati, spiace dirlo, che, massimo
dell’ignominia, invece di rivolgersi alle forze politiche, promettono di
insediare commissioni di studio per eventuali accordi su possibili sviluppi di carriera,
facendo finta di non sapere che lo stato giuridico degli insegnanti potrà
essere modificato solo per via legislativa e non per via amministrativa. Ora
persino un “Governo Tecnico”, composto per giunta da tanti “Professori”, segue l’esempio delle forze politiche e non spende una parola sul
ruolo strategico che la scuola pubblica ha in Italia, unico Paese occidentale
che rilascia ancora titoli di studio con valore legale, riduce drasticamente i
finanziamenti pubblici, continua a finanziare le scuole private, tra cui tanti
diplomifici (in concorrenza sleale con le “pubbliche”), e prova a stravolgere
lo stato giuridico del “suo” personale docente ignorandone il contratto di
lavoro. Ce n’è abbastanza per incrociare le braccia a tempo indeterminato.
Peccato che gli studenti,
all’oscuro di questi problemi, ripropongano stancamente il solito rito degli
scioperi\filone prenatalizi e delle occupazioni con i soliti slogan di
cinquanta anni addietro. A quando un ciclo di assemblee per parlare di merito,
per chiedere al governo una scuola rigorosa e non una scuola facile, per
pretendere docenti preparatissimi nelle proprie discipline e non più il
docente-balia?
NICOLANGELO D’ADAMO
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