Il presupposto, lo si intuisce dalla reazione scomposta, è
riassumibile così: sono il figlio di Gaspari, Remo Gaspari, porto quel cognome
illustre e quindi mi spetta la riconoscenza del popolo elettore. Lo sciabordio di
chiacchiere, di parole uscite da una bocca non collegata al cervello, lascia
perplessi. L’Abruzzo definito un postaccio. Il padre, Remo, si sta rivoltando
nella tomba. Arriveranno le scuse, richieste ufficialmente? Rimane in ogni caso
l’uscita infelice di un personaggio che (è la sua promessa) non rivedremo più.
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