lunedì 4 marzo 2013

QUANDO A VASTO ALCUNE ZONE FURONO BONIFICATE



Alla fine del Settecento fu bonificato l’acquitrino che si estendeva alla foce del Sinello, dove erano ancora visibili alcune vasche medievali utilizzate per le saline di proprietà del monastero di S. Giovanni in Venere.
Ma soprattutto l’Ottocento fu il secolo delle bonifiche che ebbero come conseguenza oltre all’ampliamento del terreno coltivabile anche un deciso ridimensionamento della malaria, molto diffusa nelle aree adiacenti le grandi paludi.
Oltre al Fucino furono drenati molti ambienti umidi localizzati nelle pianure alluvionali e lungo la costa. spesso facendo ricorso a pesanti interventi di regimazione delle acque. In Abruzzo solo il Trigno ormai ricorda la morfologia originaria dei cosi d’acqua. Nei suoi ampi greti  nidificano ancora molte specie di allodole e vi crescono, caso unico in Abruzzo, le canne di Ravenna” che di solito hanno il loro habitat a ridosso delle dune, mentre nel Trigno si trovano fino a qualche decina di Km all’interno. Ancora oggi nelle zone retrodunali o in prossimità delle foci dei fiumi vengono rinvenuti biotipi caratteristici che testimoniano ecosistemi salmastri oggi scomparsi proprio a seguito delle bonifiche ottocentesche.
E’ il caso dell’area adiacente la foce del torrente “Buonanotte” (oggi protetta), tra Vasto e San Salvo, dove era presente, soprattutto in inverno, un acquitrino salmastro formato dal torrente.
Tra questi stagni malarici, per lo più temporanei, va ricordato quello ben più grande, una vera palude, alla foce del Lebba  bonificata nella prima metà dell’Ottocento, come riferisce il Marchesani. “…mancando di alveo il fiumicello (Lebba), le sue acque spandevansi nel piatto fondo della vallicella, unita alle altre che di qua sorgevano (……),formavano palude ricchissima di cacciagione, ma oltremodo infesta alla umana salute, pel miasma produttore di febbri periodiche. Nel 1835 Giuseppantonio Rulli, oggi sindaco di Vasto, incamminò queste acque tra due lunghi ciglioni di terreno, per lo che molto del lagume si è diseccato , il suolo alla coltivazione invertito ed un giovamento alla salute di quei villici apportato”.
I grandi stagni dell’ adiacente area di Vignola furono, invece, bonificati nei primi anni del Novecento. Sempre nel Novecento, dopo la “Legge sulla Bonifica Integrale del 1928”, furono bonificati i terreni alla foce del Trigno e, attraverso lo scavo di ampi canali di drenaggio, tutta l’area retrodunale oggi conosciuta come “Le Marinelle”.

NICOLANGELO D’ADAMO

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