All’indomani
dell’Unità d’Italia, nel 1867, mons. Giuseppe Spataro venne nominato Vicario Generale
della ripristinata Diocesi di Vasto e resterà in carica nove anni. Purtroppo la
nomina di un vastese Vicario Generale non fece cessare le rivalità tra le arcipreture di S. Maria
Maggiore e di S. Pietro, sostenute dalle potentissime Congreghe del SS.
Sacramento delle due chiese maggiori. Per la verità quelle rivalità erano molto
antiche ed erano temporaneamente cessate all’indomani della soppressione dei
due Capitoli nel 1808, quando vennero
riuniti nell’unico Capitolo Collegiale di S. Giuseppe. Ma le rivalità tra
Capitoli e Congreghe e tra Congreghe riesplosero violentemente nella seconda
metà dell’Ottocento al punto che dovrà intervenire il Tribunale Civile e Correzionale di Lanciano, con
sentenza del luglio 1889, per dirimere un problema di precedenze delle
processioni religiose dando ragione alla Congrega di S. Maria Maggiore. Ma la
sentenza non risolse il problema e l’anno successivo ci furono disordini in
occasione della nomina del nuovo arciprete. Ormai la popolazione era divisa in
“Mariani” e “Petroni”. Ovviamente dietro i vecchi rancori si celavano enormi
interessi patrimoniali da far valere che erano in mano alle Congreghe e non ai
Capitoli. Ancora peggio andarono le cose nel 1921 quando comparvero addirittura
le armi e l’Arcivescovo Mons, Nicola Monterisi scomunicò il Priore di Santa
Maria Maggiore per aver autorizzato la processione di San Michele da quella
chiesa parrocchiale mentre lui aveva riconosciuto il cosiddetto “ius
processionandi” alla chiesa della Madonna del Carmine.
Questi fatti spiacevolissimi erano dovuti anche
all’anomala situazione della Diocesi di Vasto che, eretta con Bolla papale nel
1857, non ebbe mai un suo Vescovo e continuava ad essere amministrata
dall’Arcivescovo di Chieti (con il titolo canonico di “Amministratore Perpetuo
della Diocesi di Vasto”, la Diocesi di Vasto era suffraganea) che spesso
utilizzava gli enormi lasciti alle parrocchie di Vasto anche per le necessità
delle parrocchie del chetino e ciò creava un diffuso risentimento.
Per la verità il 24 agosto dell’82 l’Arcivescovo di
Chieti-Vasto, mons. Vincenzo Fagiolo, riuscì a ripristinare la Diocesi di Vasto
e a diventarne il primo Vescovo, ma due anni dopo fu richiamato a Roma per un
importante incarico di Curia (diventerà poi Cardinale) e la Diocesi di Vasto
non solo non ebbe più un Vescovo, ma fu anche soppressa definitivamente.
NICOLANGELO D’ADAMO
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