Mezza tazzina di caffè all’anno per ogni cittadino abruzzese:
a tanto ammontano le royalties derivanti dal pessimo petrolio
presente nei fondali marini
Pescara, 10 aprile 2013 - Questa mattina Legambiente ha
presentato il dossier “Ombrina Mare: storie e numeri di un’operazione
insensata”, con l’obiettivo di portare a conoscenza della popolazione abruzzese
le tante forzature normative, le presunte compiacenze e l’aleatorietà dei
numeri che non convincono l’Associazione.
Petrolio di pessima qualità e in
quantità irrisorie, sufficiente a coprire appena lo 0,2% del consumo annuale
nazionale; gas insignificante e corrispondente ad appena lo 0,001% del consumo
nazionale. Sono questi i miseri numeri che secondo la Strategia Energetica
Nazionale, di recente approvazione, dovrebbero contribuire a ridurre la
dipendenza dall’estero e ad “abbassare la bolletta” energetica.
«Le royalties per la regione Abruzzo
sono vergognose ed offensive: il valore di mezza tazzina di caffè
all’anno per ogni cittadino abruzzese – dichiara Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo –. Altrettanto
privo di significato è il canone annuale del permesso di ricerca equivalente ad
appena tre mesi di assegno sociale da dividere tra tutti gli abruzzesi».
«La situazione è allarmante e totalmente
fuori controllo: nella sola zona a mare, tra istanze
e permessi di ricerca, istanze e concessioni di estrazione di idrocarburi,
interessa una superficie di oltre 6.000 chilometri quadrati – dichiara Luzio Nelli, membro della segreteria
regionale di Legambiente – In tal senso, è fortemente criticabile
l’atteggiamento del Ministero dell’Ambiente che, in un anno e mezzo di tempo, ha
disatteso una norma dello Stato, consentendo a Ombrina Mare di superare indenne
i divieti posti a tutela dei mari italiani».
«Particolarmente grave la situazione,
e altrettanto saranno le conseguenze, per l’Abruzzo che, nell’inquietante
quadro del Ministro del petrolio Passera, sarebbe condannato a regione
petrolchimica – dichiara Giuseppe Di
Marco, membro della segreteria regionale di Legambiente – Lo sviluppo economico e
l’uscita dalla crisi nel settore energia passano, al contrario di quanto
sostiene il ministro, per una strada diversa, quella fondata sullo sviluppo
delle rinnovabili e di serie politiche di efficienza in tutti i settori».
Politiche le quali, come ribadito più
volte da Legambiente, partono dai trasporti, primi consumatori dei derivati del
petrolio, e potrebbero non solo portare nei prossimi anni i nuovi occupati a
250 mila unità, ossia 10 volte i numeri che si otterrebbero dalle nuove
trivellazioni, ma soprattutto garantire uno sviluppo futuro, anche sul piano
economico, sicuramente molto
più sostenibile e duraturo rispetto ai
soli 14 anni che, ad oggi, sono propagandati con la paradossale rincorsa allo
scarsissimo oro nero made in Italy.
L’Associazione
infine, stigmatizza l’operato del Governo Monti che ha attuato una vera e
propria mutazione normativa ad societates che, in maniera
lampante, evidenzia le favorevoli
condizioni di vantaggio godute dalle compagnie petrolifere; condizioni che
trovano perfetta sintesi nell’imbarazzante
lettera di ringraziamento inviata al ministro Clini da Sergio Morandi,
Amministratore Delegato della Medoilgas Italia S.p.A., appena dopo l’approvazione
del decreto sviluppo sblocca trivelle.
Lo
stesso ministro Clini che, qualche mese prima, si era mostrato ben
contento di incontrare le società petrolifere britanniche, qual è la
Medoilgas Italia S.p.A..
Tutti
fatti e i riferimenti contenuti nel dossier sono stati acquisiti da Legambiente
con accesso agli atti presso il Ministero dell’Ambiente in data 8 marzo 2013.
L’ufficio
stampa di Legambiente Abruzzo
Cristina
Mosca
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