La solitudine di massa nella società liquida
Le immagini sono state trasmesse più volte dalle televisioni.
A Cosenza, un autista stende con tre o quattro cazzotti un povero vecchietto,
che rimane sull’asfalto nell’indifferenza della gente. Ecco, il punto è proprio
questo: la maleducazione, la vigliaccheria, la barbarie di cui ha dato prova il
conducente dell’autobus sono un fatto isolato, personale, riconducibili ad un
solo uomo.
Quello che fa riflettere, e raccapricciare, è l’insensibilità
umana di chi passa, guarda e si gira dall’altra parte. Evidentemente le
parabole evangeliche, in particolare quella del buon samaritano, a distanza di
duemila anni, non ci hanno insegnato ancora nulla, non hanno scavato nel nostro
animo, nel nostro modo di essere. Ti viene da pensare che puoi crepare in
piazza Duomo a Milano, all’ora di punta, o a piazza Rossetti, nella nostra
Vasto, in mezzo all’andirivieni di persone indaffarate, che non hanno il tempo,
la voglia o la capacità di tenderti la mano. A me, francamente, guardando la
tv, ha fatto più male quell’egoismo di massa, elevato a sistema sociale, che
non il gesto dell’energumeno, magari nel frattempo pentito della sua pirlata.
Ti viene da pensare che è meglio non avere bisogno di
nessuno, ti viene da pensare che fanno tutti così e che non c’è rimedio.
Giacinto Zappacosta
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