È oramai un’abitudine
consolidata, un malcostume sistemico. La ineducazione avanza senza riparo,
senza avvertire ostacoli. Succede tutte le domeniche in chiesa, durante la
celebrazione della Santa Messa. Ecco qualche episodio.
Squilla il telefonino quando il sacerdote ha già baciato l’altare: ora,
dimenticare il cellulare acceso può capitare ed è scusabile, ma rispondere alla
chiamata è diabolico. Altra chiesa, stessa situazione, elevata
però di qualche grado. Ho ascoltato tre o quattro suonerie durante la predica.
Non solo. In un caso, un fedele (fedele al telefono), dopo aver fatto squillare
a lungo l’aggeggio, è uscito tranquillamente di chiesa, con ogni probabilità
per terminare la conversazione. Fatti i suoi comodi, il nostro si è
riaccomodato tra i banchi, come se nulla fosse. Ancora. Dopo qualche minuto,
una donna (anche in questo caso il telefono ci ha deliziati con la sua
musichetta per un lasso di tempo considerevole) si è spostata di due o tre
metri dall’ultimo banco, quello che occupava, e ha seraficamente intavolato un
dialogo. Dico una cosa semplicissima: infastidire e violare il raccoglimento
altrui è sintomo di grave mancanza di rispetto verso gli altri, tenendo anche
conto che entrare in chiesa con l’animo rivolto alla telefonata che arriva non
è quello che ci si aspetterebbe da un cristiano. E poi, se uno attende una
telefonata importante, rimanga pure a casa. Il Padreterno, che vede nel cuore
di ognuno, non se ne avrà a male.
Giacinto Zappacosta
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