martedì 4 giugno 2013

PIANGE IL TELEFONO (ANCHE IN CHIESA)



È oramai un’abitudine consolidata, un malcostume sistemico. La ineducazione avanza senza riparo, senza avvertire ostacoli. Succede tutte le domeniche in chiesa, durante la celebrazione della Santa Messa. Ecco qualche episodio. Squilla il telefonino quando il sacerdote ha già baciato l’altare: ora, dimenticare il cellulare acceso può capitare ed è scusabile, ma rispondere alla chiamata è diabolico. Altra chiesa, stessa situazione, elevata però di qualche grado. Ho ascoltato tre o quattro suonerie durante la predica. Non solo. In un caso, un fedele (fedele al telefono), dopo aver fatto squillare a lungo l’aggeggio, è uscito tranquillamente di chiesa, con ogni probabilità per terminare la conversazione. Fatti i suoi comodi, il nostro si è riaccomodato tra i banchi, come se nulla fosse. Ancora. Dopo qualche minuto, una donna (anche in questo caso il telefono ci ha deliziati con la sua musichetta per un lasso di tempo considerevole) si è spostata di due o tre metri dall’ultimo banco, quello che occupava, e ha seraficamente intavolato un dialogo. Dico una cosa semplicissima: infastidire e violare il raccoglimento altrui è sintomo di grave mancanza di rispetto verso gli altri, tenendo anche conto che entrare in chiesa con l’animo rivolto alla telefonata che arriva non è quello che ci si aspetterebbe da un cristiano. E poi, se uno attende una telefonata importante, rimanga pure a casa. Il Padreterno, che vede nel cuore di ognuno, non se ne avrà a male.

Giacinto Zappacosta 

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