C’E’ SPAZIO PER
LA CULTURA?
C’è la cattiva
stampa, c’è la cattiva amministrazione. Preferisco far parte del primo gruppo,
se non altro perché lo compongono persone intelligenti. È vero: “purtroppo in
Italia i soggetti devono essere cacciati” perché non mollano la presa. Ma ci
sono anche i cattivi copiatori, nel senso che non sanno nemmeno copiare. Non so
se il lettore medio se ne sia avveduto, ma da qualche tempo a questa parte
l’amministrazione attiva di Vasto (quella passiva gode senza fare niente?)
balbetta sulle determine, foglia di fico che nasconde altro, cioè cordate,
amici, soldi spesi senza criterio. O meglio, il criterio sussiste, ma è
ampiamente censurabile. Inciampa sulla cultura la giunta Lapenna, senza
remissione di peccato. D’altra parte, avete visto chi era la persona,
all’interno della sede municipale, che si occupava di cultura? Siamo in
presenza, plasticamente, di una antitesi di hegeliana impostazione, con la
cultura, o il nome cultura da un lato, cultura immiserita, e l’addetta
dall’altro. Solo che i due termini non trovano una sintesi, rimanendo i due
estremi inconciliabili. Prendiamo Palazzo d’Avalos col suo gabinetto
archeologico, a volte teatro di bivacchi celebrati a lato della tomba bisoma
del nostro compaesano Paquio Publio Sceva e di sua moglie Flavia: è tutto dire.
Mi chiedo se il sindaco pro tempore conosca l’importanza dell’iscrizione osca
che fa mostra di sé nell’antica dimora marchesale: ne parla Salmon, nella sua
storia dei Sanniti, sotto il profilo storico e glottologico. Ma lasciamo stare.
Quando don Silvio Ciccarone infiammava la mia suggestione di bambino con le sue
narrazioni sulla storia patria, mi dava il senso di uno che metteva la sua
preparazione culturale al servizio della Città. Come diciamo noi vecchi, erano
altri tempi. Mi chiedo ancora, e più in generale, se ci sia spazio per la
cultura in questa nostra terra, contenta e paga dell’acquisto di qualche libro
a benefico, più che altro, del venditore, il solito, individuato da una delle
tante determine. La cultura, il sapere, come mezzo, o mezzuccio, per fare
soldi.
Giacinto
Zappacosta
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