Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica Italiana
Oggi molti esponenti politici vastesi si indignano sulla
prossima nomina dei 3 membri del Consiglio di Amministrazione dell’ARAP,
l’Azienda Regionale delle Aree Produttive che dovrebbe sostituire i Consorzi
Industriali, e la cui legge istitutiva è entrata in vigore circa due e anni e
mezzo fa. Il che la dice lunga sulla fondatezza della operazione che non ancora
riesce a concludersi.
Ma si indignano perché nelle nomine non ci sarebbero
“personalità” riconducibili ad esperienze nell’ex COASIV. (come se le ultime,
quelle dei Commissari e dirigenti mandati in “missione” presso l’ex COASIV non
fossero state nomine altrettanto pilotate.)
Anche questa volta si ricorre ad una sveltina o marchetta
se preferite, contenuta nella Legge Regionale 7 del 2014, che all’articolo 14
contiene l’ennesimo aggiramento della legge 4/2009: "Principi generali in
materia di riordino degli enti regionali”. Per cui si agisce “nelle more
“mentre in realtà questo aggiramento è funzionale anche a far decadere una
parte del ricorso pendente al TAR de L’Aquila, che dovrebbe esaminare anche la
possibilità di porre una questione di costituzionalità della Legge istituiva
dell’ARAP.
Come ho sempre sostenuto (in solitudine, come M5S: con
due esposti alla Corte dei Conti Regionale, una interrogazione al Ministro
dell’Ambiente, PD, Orlando), non voglio disconoscere la necessità del
riordino e della modernizzazione dei consorzi industriali. Ma averlo
fatto in maniera così unilaterale e sommatoria (e continuando a farlo nominando
“guardiani”) mettendo insieme situazioni così diversificate dal punto di
vista funzionale e gestione, si sta
rivelando un vero fallimento: si sono messe insieme realtà che funzionavano e
funzionano bene, con i bilanci in attivo, come il Sangro e Vasto, a veri e
propri disastri economici e gestionali; facendo tra l’altro gravare sui
consorzi “sani” come quello del Sangro e del Vastese, i costi della
“fusione”.
E mi ritorna in mente la domanda che feci tanto tempo fa
a Confindustria che tanto si è spesa per un “energico” intervento sui Consorzi
Industriali e per una riforma della gestione delle aree industriali: è
soddisfatta del risultato che, ad oggi, ha il solo dato certo dell’aumento dei
costi per le imprese? Era questa l’esigenza espressa?
L’ex
COASIV, come ha ricordato anche Peppino Forte, vice presidente del Consiglio
Comunale di Vasto e consigliere provinciale per il PD, porta in dote ben 11
milioni e 350 mila euro di beni immobili ed una disponibilità di cassa di circa
10 milioni di euro.
Se
questa è una “spregevole operazione politica” (e lo è e non solo politica)
bisogna combatterla dalla base. E non possiamo dimenticare che questa disputa
di carattere campanilistico rischia di nascondere gli” affari” veri quali
quelli che si nascondono dietro la introduzione di una nuova
disciplina per quanto riguarda la gestione degli impianti di acquedotto,
fognatura e depurazione, per
favorire la gestione del socio privato del bene pubblico individuabile nel
CONIV, sottraendo sostanzialmente beni patrimoniali pubblici. Per questo
chiederò alla Procura della Repubblica di Pescara (sede ARAP) e Vasto (sede ex
COASIV) di verificare il tentativo di coartazione dei dati di gestione degli
impianto di depurazione e smaltimento rifiuti liquidi in capo a CONIV Servizi
ed ecologia S.p.A. (a sua volta detenuta dall’ex COASIV); la pressione indebita
verso i funzionari responsabili affinché i dati risultanti rispetto alla
tipicità della gestione (civile o industriale) possano favorire il socio
privato. E quindi predeterminare la scelta di un operatore economico cui
affidare per 5 anni, in qualità di socio di società mista a maggioranza
pubblica, (senza gara pubblica); il coinvolgimento diretto nella valutazione
del soggetto privato del CONIV, in pieno ed interessato conflitto di interessi.
Palazzo Carpegna, Roma
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