Necessaria premessa è chiarire, al di là di ogni ragionevole
interpretazione, che le scriventi
Associazioni non intendono affatto essere considerate e/o
rappresentare un fronte del NO alla
pista ciclo-pedonabile progettata all’interno della Riserva Regionale
di “Punta Aderci”. Anzi, si è
dell’idea che l’intervento potrebbe rappresentare una valorizzazione
dell’Area Protetta.
Pur tuttavia, come già formalmente espresso durante diversi incontri
associativi, si ribadisce una
decisa
contrarietà alla ipotesi di realizzare una parte del percorso, di circa 2,5 km,
sull’extracciato
ferroviario
che va da Torre
Sinello a Mottagrossa (cioè tra le due sbarre di accesso allo
stesso).
Le motivazioni della non condivisione di tale percorso sono tante ed
alcune hanno trovato
concretezza piena il 2 marzo scorso, durante la passeggiata svoltasi
in occasione della Giornata
delle Ferrovie dimenticate organizzata dalla Sezione di Italia Nostra
di Vasto.
Si elencano, succintamente, le ragioni della non condivisione di
quanto attualmente in Progetto:
1) Evitando di ricordare diverse pubblicazioni divulgative, è ormai
noto a tutti che il tratto nord
della costa vastese resta l’unico lembo di territorio della Costa Teatina
non interessato da
interventi antropici e conserva appieno una naturalità esclusiva. La
sua pregevole e rara
morfologia, inoltre, permette all’unisono la conservazione
naturalistica e la fruibilità. Dette
caratteristiche, assai uniche, ne hanno fatto un luogo amabile ed
accattivante, tant’è che viene
frequentato durante tutto l’anno, sia da locali che da turisti,
malgrado le usuali difficoltà
intrinseche ai sentieri ecologicamente compatibili.
2) E’ evidente che la realizzazione di una pista ciclo-pedonabile, che
tipologicamente verrà
annoverata come strada, al di là degli ipotizzabili impatti e
trasformazioni paesaggistiche, ma
non solo, priverebbe per sempre la Riserva
dell’unico vero Sentiero naturalistico, come
debitamente già indicato nella segnaletica, giusta enunciazione del punto V7 dell’art. 12 del
PAN che prevede
“Sentiero naturalistico – coincide con
il tracciato antico dell’ex-ferrovia;” e in
“V7 – Sentiero naturalistico – sono consentite tutte le
opere atte necessarie all’espletamento di
attività didattiche, a consentire attività di sorveglianza e
di studio scientifico all’interno della
Riserva.”.
3) Pertanto ed anche in considerazione di quanto riportato nell’art. 9
del PAN, relativo alla
Zonazione, ove è previsto che la Zona
B1, che include
l’ex-tracciato ferroviario, è di rilevante
interesse
naturalistico (tant’è che
tra gli usi e le attività consentite (art. 14) non si riscontra la
possibilità di realizzare una pista ciclabile), è
ragionevole presupporre una non idonea
interpretazione
del Piano di Assetto Naturalistico (PAN), seppur i Progettisti citino una
verificata compatibilità.
4) Lo Studio di Fattibilità Ambientale incluso nel Progetto non
sembra, almeno così come è stato
redatto, che possa annoverarsi come una Valutazione
di Incidenza Ambientale (VIncA), così
come il mero richiamo di generiche valutazioni non possono fare
concludere che gli effetti
dell’intervento non influenzeranno in maniera significativa o
sostanziale il Sito di Interesse
Comunitario
(SIC).
Infatti, la Valutazione di Incidenza , così come indicato nella Dir.
92/43/Cee recepita con il
DPR n. 357/97, nella intervenuta modifica dell’art. 5 con l’art. 6 del
DPR n. 120/03 ha
specificatamente previsto che “nella
pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere
conto
della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza
comunitaria, dei siti
di
importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione”
Essa è un preventivo strumento di
salvaguardia che tende ad evitare l’approvazione di
“progetti”
che possono confliggere con la tutela di ecosistemi meritevoli di
conservazione.
Ora, il SIC IT 7140108 Punta della Penna- Punta
Aderci, che include
appieno la Riserva,
certamente si annovera tra quelli ad elevata valenza ambientale, per
specie ed habitat, e
presenta
vulnerabilità ad opera di infrastrutture turistiche periferiche ed una
eccessiva
viabilità. Pertanto, deve
essere redatta una adeguata VIncA, propedeutica a qualsivoglia
intervento e contestualmente inclusa nella documentazione progettuale
che viene sottoposta
ad approvazione.
5) L’area in questione è naturalmente sottoposta, in quanto falesia,
ad una progressiva erosione.
Adesso, però, la mancata manutenzione delle opere di contenimento e
drenaggio idrico
nonché gli eccezionali eventi atmosferici, hanno alquanto incrementato
il dissesto
idrogeologico. Infatti, durante la passeggiata di Italia Nostra, i
partecipanti hanno potuto
chiaramente verificare la gravità degli smottamenti e la presenza di
imponenti frane che
ipotecano la stessa fruibilità dei luoghi, tant’è che la COGECSTRE ha
affermato in una sua nota
del 25.02.14 “Pertanto, per quanto
di nostra competenza, riteniamo che in questo momento il
sentiero non sia utilizzabile per manifestazioni pubbliche
si auspica una chiusura in attesa del
ripristino dello stato dei luoghi”
Si sottolinea che negli ultimi anni, dopo la rimozione della ferrovia,
pur rimodellando la Natura
i luoghi a suo piacimento, la fruibilità non si è mai interrotta.
Nostro timore è che, a seguito
dell’apertura
di un eventuale cantiere, una delle
frane già visibilmente attive o altre in
formazione potrebbero rendere la
zona non più percorribile per motivi di sicurezza avulsi dal
contesto ambientale. Come non considerare, poi, i sicuri costi aggiuntivi
che ne deriverebbero,
la cui reperibilità resta del tutto incerta, che si andrebbero a
sommare a quelli, non pochi, già
urgentemente necessari per il ripristino e non dettagliati nel
Progetto.
6) Nelle Relazioni progettuali si accenna ad espropri, ma nulla si
riferisce in merito alle modalità
di accesso a quei terreni coltivati circostanti la pista. Considerato
che non ci risulta un
coinvolgimento dei proprietari, si esprime perplessità.
Per le riflessioni di cui sopra ed altre che si omettono per non
tediare, si ritiene che il Progetto
debba
essere compiutamente rielaborato, tenendo debitamente da conto la possibilità di
spostare
il tratto “contestato” su percorso alternativo che, come già verificato dalle scriventi,
sembrerebbe possibile.
Da ultimo merita chiarire che il Sig.
Francesco Famiani,
Presidente della Sezione CAI di Vasto, cui si
esprime sincero ringraziamento per il coinvolgimento delle Scriventi
nella discussione sul Progetto,
non
è il Rappresentante delle Associazioni in seno al Comitato di Gestione della
Riserva.
Infatti, lo Stesso non è stato indicato da un Forum delle
Associazioni, ma direttamente dell’Ente
Gestore (comune di Vasto).
Quindi, appare logico e necessario che la discussione debba
coinvolgere, prima di decisioni
conclusive, le Associazioni che da sempre manifestano la Cultura per
il Territorio nonché altre
ugualmente portatrici di interessi, quali quelle degli imprenditori
agricoli e turistici.
Quanto sopra permetterebbe di recuperare una partecipazione che non è
stata attivata.
ARCI PORTA NUOVA FAI ITALIA NOSTRA COMITATO CITTADINO
Tutela del
Territorio
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