Sant’Onofrio val bene una messa
Qualcosa non quadra, stride. Sa di
rancido. La triste vicenda dell’ospizio di Sant’Onofrio, che per la verità ha
le sue scaturigini nella precedente gestione regionale, vuole essere, nelle
intenzioni del protagonista (in negativo, ovvio), il trampolino di lancio verso
nuove disavventure politiche, a cominciare dalle prossime, e non lontanissime,
elezioni comunali vastesi. Il reducismo, fenomeno psico-sociale, che ha una sua
valenza, fa il resto. Sembra di sentirlo: “Solo da due mesi non sono più
consigliere regionale e già mi trattate così …”. Detto, fatto. La visibilità
mass-mediatica è lì a portata di mano. Perché non approfittarne? Viene però da
chiedersi, e da chiedergli: tu, caro Tagliente, quando eri per l’appunto
consigliere regionale di maggioranza, cosa hai fatto per prevenire tutto
questo? Dovresti sapere, ed in effetti sai, che la costante opera di
depauperamento della rappresentatività del territorio vastese, attuata da Chiodi,
sul punto specifico per davvero decisionista, è, se non la causa immediata,
perlomeno il presupposto storico di quello che adesso è sotto gli occhi di
tutti. In quei frangenti, l’ex sindaco ed ex consigliere regionale dov’era?
Cosa ha fatto? Tutte domande che resteranno senza risposta, come senza risposta
è quell’altra domanda che gli sto rivolgendo da anni: cosa ha fatto il
Tagliente, da sindaco, a tutela dell’immenso patrimonio custodito all’interno
di Palazzo d’Avalos? A cominciare dai quadri di piccole dimensioni, i più
esposti ad eventuali, possibili sottrazioni. E quindi, in virtù di tutti questi
precedenti, presentarsi ora come salvatore della patria appare fuori luogo, per
non dire altro. Farsi da parte, in via definitiva e senza ripensamenti, sarebbe,
a questo punto, una scelta obbligata. L’unica.
Giacinto Zappacosta
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