Ci incontrammo tu ed io nella vaga
penombra di quei delicati mosaici. Tutto mi restituiva la tua bellezza, quella
grazia che non saprei dire innata, o conquistata, eppure così naturale,
intensa, così propria di un animo bello, luminoso, sincero. Il tuo abito
nuziale, nei miei ricordi, avvolge una figura che non può non suggerire
passione, amore, magnificenza di sentimenti vissuta negli sguardi, negli occhi
che quasi si toccano in un corteggiamento infinito. Sull’altare celebrammo
dinanzi al modo, che si fermò a guardarci, quelle due anime, le nostre, che
così a lungo si erano rincorse. Mi accostai a te, cercando le tue mani, che
subito trovai nell’abbraccio di voluttà e di purezza.
g.z.
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