Caro Dr Stefàno,
mi permetto scriverLe per
raccontarLe di una passeggiata che ho fatto ieri nella città vecchia, quella
parte di Taranto, a me tanto cara, che, come Lei sa, racchiude bellezze
storiche e paesaggistiche di indubbio valore. Verrei di persona a parlarLe, ma,
mi consenta, il fatto di trovarmi di fronte una persona armata mi mette a
disagio. Ecco dunque il punto: quello che rimane del tempio dorico, vestigia di
una storia gloriosa. Ebbene, un basamento dell’antichissima costruzione che i
nostri padri, senza nostro merito, anzi nonostante i nostri demeriti, ci hanno
lasciato è diventato il deposito di cibo che qualcuno lascia a favore dei
numerosi felini che vivono sull’isola. Di per sé il gesto è nobile, e i nostri
amici gatti hanno diritto a queste attenzioni. Però c’è modo e modo. Quella
mano anonima che quotidianamente si prodiga a pro di quelle bestiole potrebbe
poi provvedere a pulire il sito dei rimasugli. La mia proposta: siccome il
palazzo di città, che Lei frequenta quotidianamente, dista dalle colonne
doriche soltanto un centinaio di passi, perché qualche mattina non va a fare un
sopralluogo? Potrebbe dare opportune disposizioni risolutive alla polizia
locale per restituire ad un minimo di decenza e di decoro quell’angolo della
città dove i turisti, italiani e stranieri, in ogni stagione, si soffermano
incantati. Basterebbe poco. La ringrazio e Le auguro buon lavoro.
Giacinto Zappacosta
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