L’acqua melmosa
ristagna in putridi
anfratti
dimenticati dal vento.
Solo la pioggia,
sempre più rada,
ristora una riva
assetata,
rifugio d’animali
errabondi.
Lontano la contadina
a pro dell’anfora
rassetta a cercine
il
nero crine:
stanche membra attendono
il magro desinare.
Giacinto Zappacosta
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