martedì 10 febbraio 2015

SOMARI D’ITALIA


A proposito dell'ignoranza dei nostri politici, ripropongo questo mio articolo

Si sono profusi tutti, di destra, di sinistra e di centro, a spiegarci importanza dell’anniversario. Lo hanno fatto così come sono capaci, con chiacchiere vuote, banalmente retoriche, con frasi che vanno bene per qualsiasi circostanza, dal compleanno della nipotina alla conquista dello scudetto da parte della squadra del cuore. Tutti discorsi triti e ritriti, che non trasmettono un bel fico secco. Ci si è messa di mezzo anche la Rai, che ha festeggiato a modo suo, registrando una intervista ad alcuni studiosi del risorgimento, ma censurandone la parte più interessante, quella dove si parlava dei lager dei Savoia, i campi di concentramento (molto noto quello di Fenestrelle, in Piemonte), destinazione finale dei soldati napoletani che non vollero abiurare il giuramento di fedeltà a Francesco II di Borbone. Ma torniamo ai politici: è una cosa tutta da ridere (o da piangere). Rosaria Bindi (per gli amici Rosy: è più tosco-padano) non ha saputo rispondere ad una semplice domanda, e cioè in quale anno sia stata “liberata” (per me “conquistata”) Roma: attimi di imbarazzo vissuti anche dagli intervistatori, che pure sono rotti a tutto, attimi di imbarazzo anche per me che seguivo la scenetta. Molto più sicuro di sé il Formigoni. Domanda: che cosa si celebra il 17 marzo? Risposta: i Milanesi, durante le cinque giornate, cacciarono gli Austriaci. In pieno fervore padano-centrico, il governatore, aspirante leghista, o leghista in pectore, si è confuso col 22 marzo, ma di un altro anno. Eppure, devo riconoscere, la classe dirigente post-unitaria, quella che Montanelli chiamava l’Italia dei notabili, era, da un punto di vista culturale, all’altezza della situazione (penso a Francesco De Sanctis). Ora abbiamo politici che vogliono riformare la costituzione senza conoscerla (mi viene in mente Casini), capaci però di cavarsela col mestiere in tutti i dibattiti televisivi. Incapaci, questo è il punto, di essere politici.  


Giacinto Zappacosta

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