lunedì 20 aprile 2015

RIFLESSIONI SUL SIGNIFICATO DI GESTI E PASTORALE


Mia debole opinione è che questo Papa mostra di esserci vicino. Non è una banalità. Negare il Battesimo ad un bambino perché la mamma è una donna non sposata mi pare un atto disumano.  Quella donna, fosse pure una poco di buono, è entrata in una chiesa, magari segnandosi con l’acqua benedetta, è venuta da te, sacerdote, ministro del culto, per chiederti di aprire le porte del Paradiso a quel neonato. E tu che fai? La mandi via? Francesco (che non vuole aggiungere al suo nome l’attributo “Primo”) ha sanato, almeno in linea di principio, questo vulnus. Ancora: cosa deve o può fare un cristiano che è nella situazione tristissima di trovarsi solo, privato dell’affectio maritalis? Mentre lascio ad altri, più competenti, la definizione degli aspetti teologici e morali del problema,  mi sento intanto dire dal Papa: non sei solo, non ti voglio sbattere la porta in faccia, tu sei figlio di questa Chiesa, ti sono vicino. Disponibilità, vicinanza. Questo noi desideriamo dal Successore di Pietro. Tale Egli è infatti. Altri (Socci) Lo sbeffeggiano e Lo irridono, intendendo la Chiesa come se fosse una bocciofila nella quale sei libero di non accettare e contestare la nomina del presidente e del comitato direttivo. No, caro Socci: lascia fare allo Spirito e sii più umile, meno democristiano. Ho visto in tv, qualche giorno fa, il film sulla figura, gigantesca, di Paolo di Tarso. Ebbene, Saulo, ebreo e cittadino romano (era orgoglioso di questo status) vede oltre rispetto ai Suoi confratelli, fermi nella loro visione ebraico-centrica. S. Palo dice: no, non esistono più le categorie schiavo e libero, ebreo e gentile; dobbiamo far conoscere Gesù a tutti. In effetti, la mentalità romana sembra, quasi per un mistero, predisposta ad accogliere il messaggio del Nazareno. Penso al centurione (“veramente costui era figlio di Dio”), penso alla deposizione dalla Croce, pio e triste rito, al quale, senza averne obbligo, parteciparono lo stesso centurione e Cassio, un semplice legionario. Almeno così nelle rivelazioni che ebbe la Beata Anna Caterina Emmerich. Il Vangelo, dunque, grazie a Paolo, si espande sulla Terra. Ecco, io penso che papa Francesco assomigli a Paolo: saper parlare a tutti. Anche a quelli che si esprimono in  un’altra lingua. Dio ce lo conservi.  Dio Lo aiuti nella Sua opera di pulizia e nella Sua fermezza. Sarò un pessimo cristiano, e in effetti lo sono, ma ho apprezzato la misura estrema  degli arresti a carico di quell’alto prelato. Stessa schifezza vedo in queste ore (speriamo che le notizie di stampa siano esagerate o false) nella chiesa tarantina.
  

 Giacinto Zappacosta

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