E da ultima, l’ottima
riflessione dell’amico Giacinto Zappacosta! Ho letto con interesse il suo
intervento e, anche con una certa avidità, numerosi resoconti sul lungo viaggio
di Papa Francesco in America. Da Capo della chiesa cattolica, ma anche da
americano del sud a confronto con la particolare situazione Cubana e l’opulenta
America del Nord. Molte le chiavi di lettura dei suoi interventi: a Cuba,
finalmente restituita ad un corretto rapporto diplomatico con gli Stati Uniti,
dai quali era separata dai tempi della disastrosa spedizione nella Baia dei
Porci e, soprattutto, dai tragici giorni dell’ultimatum statunitense dopo
l’installazione, nell’isola, dei missili sovietici nell’autunno del 1962, a
Washington, di fronte al Congresso, a New York per l’assemblea generale
dell’Onu e, per finire, a Philadelphia
per celebrare la “Giornata Mondiale della Famiglia”.
Ovunque grande
partecipazione popolare e tanta commozione, ma soprattutto ottimi interventi di
un Papa rinfrancato e del tutto compreso
nel recupero dei valori più profondi del Vangelo: cito senza un ordine di
priorità, la pace, il rispetto ed il valore della persona umana (no alla pena
di morte), il ruolo centrale della famiglia, una rinnovata attenzione degli
Stati per le classi più disagiate, no alla “cultura dello scarto”, si all’accoglienza
di chi fugge dalla miseria e dalla guerra ecc. Temi da sempre affrontati da
Papa Francesco, ma recitati, è il caso di dire, davanti al pubblico americano e
all’assemblea dell’ONU hanno acquistato una valenza quasi rivoluzionaria se
solo si pensa ai disastri della “globalizzazione dell’indifferenza” che oggi
interessa la maggior parte dei Paesi ed in modo specifico i Paesi ricchi.
Gli osservatori più
attenti hanno sottolineato anche la raffinatezza del linguaggio diplomatico
usato dal Papa, che pur non è aduso ai linguaggi felpati dei diplomatici di
professione, né Lui ha frequentato in passato gli uffici delle Nunziature, dove
si formano i grandi diplomatici del Vaticano.
Eppure non sono
mancate le campane stonate, i dissensi e le critiche violenti all’operato del
Papa e ai suoi discorsi: si avverte, spiace dirlo, un profondo disagio a sapere
che certi “critici” non esitano a definirsi Cristiani e Cattolici anche dopo
aver rovesciato contumelie e falsità a
metri cubi sul Papa, senza avere la purezza del
Savonarola.
Certo anche nella chiesa cattolica, a parte
per le verità di fede, hanno diritto di cittadinanza la critica ed il dissenso,
ma esiste un limite invalicabile per tutti che è quello del rispetto delle
persone e dei loro ruoli e quello della buona educazione.
NICOLANGELO D’ADAMO

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