Quando cominciai a scrivere su un giornale, tanto tempo fa, il mio capo-redattore, una donna, mi disse: “Guarda che a Vasto i politici non sono abituati al rapporto con la stampa”. Passato un quarto di secolo, la situazione non è cambiata. I nostri rappresentanti, fatte le dovute eccezioni, prediligono un rapporto amicale col cronista, che vorrebbero ben volentieri degradare a mero reggi-microfono, uno che non fa troppe domande, soprattutto quelle scomode, quelle impertinenti, uno che non va a spulciare le carte. Lapenna ha qualche problema con quotidiani, siti e blog: non sopporta, si infastidisce, non si riconosce in una situazione nella quale ognuno, nei limiti stabiliti dal codice penale, scrive quello che vuole. Ma la “stampa disonesta” non è solo questo, non è un rozzo sfogo contro il potente di turno; è anche studio, passione, capacità, impegno, articoli che hanno una loro valenza. Chi non se la sente di stare dentro queste regole può anche farsi da parte.
Giacinto Zappacosta
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