Il Comune indice una
manifestazione culturale e la moglie del sindaco è nella giuria. Succede a
Vasto, dove, sembra evidente, il provincialismo detta regole, se si possono
chiamare regole. ‘Vasto film festival, edizione 2013’, Luciano Lapenna, Bianca
Campli, Meta srl di Treglio. Ci sarebbe da scrivere molto. Nell’essenziale: ‘vuol
dire che la moglie del sindaco deve fare la casalinga’, l’empito lapenniano, è
irricevibile. Lapenna deve capire, e mi auguro che capisca sforzandosi un po’,
che ci sono ragioni di opportunità e di decoro che impongono determinati
comportamenti o rinunce. Era proprio necessario che la Campli sedesse tra i
giurati? Suvvia, la sua presenza non era indispensabile, il suo apporto non era
infungibile. Vero, Bianca? Ho detto tante volte e ripeto qui che il pubblico
amministratore deve non solo essere onesto, ma anche apparirlo. Aggiungerei che
deve esibire in pubblico una specchiata onestà. Voglia di protagonismo da parte
della signora? Lo escludo. A complicare le cose, c’è quello strano rapporto tra
la Meta, cui il Comune ha affidato la gestione del Vasto film festival, e la
moglie del sindaco. Scorrendo su internet, in particolare sul sito ufficiale
dell’agenzia, così viene detto e così viene certificato. Purtroppo i due coniugi sono
andati ad infilarsi in un pasticcio più grosso di loro. Labile quella
querimonia della diretta interessata, resa tra l’altro in un idioma burocratico
da scartoffie di ufficio. ‘La sottoscritta Bianca Campli, premesso
che…’. Ma chi gliel’ha scritta? Il marito? Una precisazione, la
sua, che non dice nulla, un comunicato stampa diramato a beneficio di amici
intimi, compagni ed aggregati, tanto per poter dire agli ingenui ‘ho smentito’.
Il mio consiglio è che i due coniugi evitino situazioni nelle quali, in
occasione di pubblici convegni, la moglie, ad esempio nella sua qualità di
presidente del club Unesco di Vasto, dia ‘la parola al sindaco’. A me verrebbe
da ridere.
g.z.
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