Siamo messi male. La
nuova generazione di politici, beata gioventù, si muove con passo tutt’altro
che felpato, l’esatto contrario del canone indicato dal cardinale Mazzarino. Il
quale comunque, da buon abruzzese, si impiantò benissimo oltralpe. E in ogni
caso viene da pensare che, all’epoca, la nostra terra, se non altro, aveva dato
i natali ad un politico, perché tale era il porporato, di indubbio valore. La
premessa è icastica, necessaria per giungere ad una conclusione, amara. Anzi
dolciastra: siamo col vino alla gola. Le note del tempo non riportano di eccessi
nei baccanali del Nostro, mentre ce lo rendono come indomito amante, immagino
nel momento in cui, a sera, dismetteva l’abito color rubino. Ma dicevo dei
giovani impegnati in politica nella nostra amata (da pochi) città. La polemica quando
ci vuole è bene che arrivi, con quell’ardore tipico dei vent’anni, con
quell’amabile irruenza di chi, avendo ancora tutta una vita davanti, si
permette il lusso di rompere le uova, e non solo quelle, nel paniere. Eccoti
allora la pietra lanciata nello stagno melmoso della politica locale, dove il
primo cittadino, e menomale che è primo, gestisce l’effimero adagiandosi sull’arci-pelago di sigle amiche e
fiancheggiatrici. Mi sembra di sentirlo nella
consueta e monotona querimonia, immutabile, valida in tutte le occasioni: “…è
cosa grav, è stat offes il sindc”. Può essere che la cosa sia grav, ma qualche domanda, in fede mia,
sgorga spontanea dall’animo: non è che l’immenso e pasticciato arci-pelago, naturale approdo di questa
amministrazione cittadina, è l’epifenomeno di una visione politica di un certo
tipo? Per dirla tutta, di una deriva di stampo clientelare e provincialotto? Le
premesse per pensare, e scrivere, male ci sono tutte. Querela in vista? A
questo punto e a questa età, una disavventura giudiziaria in più può solo
rendermi più piccante la vita.
Giacinto Zappacosta
riproduzione vietata

Nessun commento:
Posta un commento