lunedì 12 ottobre 2015

PICCOLI IMBROGLI

Cari amiche, cari amici, vi devo una spiegazione. Molti mi hanno chiesto, in privato, del perché di questo mio post, che riporto per maggiore intelligenza.
Chi fa "copia incolla" dei miei scritti è pregato, perlomeno, di esplicitare che trattasi di farina del mio sacco. Non trovo corretto, anche alle luce della normativa vigente, che chi voglia fare bella figura pubblichi miei scritti, frutto di studio, limitandosi ad indicarmi, quando va bene, come "fonte". Fonte significa che lo scritto è spunto per l'articolo, che è parte della bibliografia. Sono stato chiaro? Giocare sull'equivoco non è bello.
Questo, dunque, il post che avevo pubblicato un paio di giorni fa in riferimento ad un fatto ben preciso. Tutto nasce dal link http://canaculex.blogspot.it/2015/04/alle-origini-della-corruzione-nelle.html, che rimanda al mio blog www.canaculex.blogspot.com
Si tratta di un mio studio sull’origine della corruzione, che io colloco all’indomani dell’unità d’Italia. Questo mio articolo mi è costato fatica, impegno. Fatica e impegno che andrebbero rispettati, senza considerare, poi, che la normativa vigente tutela il diritto d’autore. In ogni caso, dopo ogni mio scritto, appena sotto la firma, appongo la dicitura ‘riproduzione vietata’, cosa che ho fatto anche nel caso di specie.

Bene, anzi male: tale Antonio Turdò ha pensato bene  di fare ‘copia incolla’ di parte notevole dell’articolo, di cambiarne il titolo e di pubblicare il tutto su fb. È vero che alla fine del ‘pezzo’ il Turdò ha annotato ‘fonte Giacinto Zappacosta’, ma converrete con me, care amiche, cari amici, che un conto è la fonte dalla quale traggo spunto per uno scritto, un conto è limitarsi a condividere, come facciamo tutti noi utenti di fb. Appunto: perché il Turdò non si è limitato a condividere il mio articolo? Perche poi cambiarne il titolo? Ho cercato di far capire al Turdò il punto,  spiegandogli pubblicamente, su fb, la differenza tra ‘fonte’, dalla quale uno assume notizie, spunti di riflessione, conoscenza di fatti, e ‘autore’, che è tutt’altra cosa. L’ho invitato, di conseguenza, a dichiarare chi fosse l’autore del ‘pezzo’. Conclusione: il Turdò, che forse davvero non capisce la differenza tra i due termini, che non conosce la tutela legale del diritto d’autore, si è abbandonato alle offese, nei miei riguardi, con frasi deliranti, allusive e minatorie. Tranquilli, non  sporgerò querela, né agirò in sede civile per la violazione del diritto d’autore. Potrei ricavarne danaro, ma non mi interessa. Quello che non riesco a capire, e cercando di ridurre la questione all’osso, è come mai il Turdò non abbia letto la dicitura a piè dell’articolo ‘riproduzione vietata’: io, come autore, ho il diritto, al di là delle tutele di legge, che pure esistono, di pretendere che un mio scritto non sia copiato? Il Turdò, che pure mostra lacune vistose in fatto di ortografia (tra le varie perle, scrive ‘va’ con l’accento), sarà in grado di leggere, come in effetti ha letto, ‘riproduzione vietata’? Ha letto, sicuramente, ha fatto ‘copia incolla’, ha cambiato titolo e ha pubblicato. Bravo. Ma chi è Turdò? Al prossimo capitolo. Grazie della vostra attenzione, care amiche e cari amici.

G.Z.

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