domenica 1 novembre 2015

IL BARO NELLA BARA

Ha perso il contatto con la realtà. Assalito, a livello interiore, dal reducismo, è oramai incapace di accettare il senso della fine che lo circonda. Potrebbe vivere in serenità, e soprattutto in dignità, questa età che il Padre Eterno gli concede. E invece …
Anche la storica segretaria, quella tutto-fare, quella che non riesce proprio a capire che ‘qual è’ si scrive senza apostrofo, e che non conosce la numerazione romana, si lamenta di lui e ne parla come di un uomo solo. Uno che affoga la disperazione nel barare, con sé stesso, prima che con gli altri, nel millantare adesioni e seguiti che non ha più da tempo. Lo testimoniano i cesti natalizi, una volta sontuosi e numerosi, ora praticamente inesistenti. Il Nostro urla, perde facilmente la calma, mettendo in difficoltà gli astanti. Sta peggiorando, tanto che non lo sopporta più nessuno. Non gli riesce nemmeno di organizzare un convegno: quando ci prova, come di recente, tra il pubblico si contano trentuno persone. Convegni finalizzati alla ricerca del vello d'oro, a mungere la vacca dei sovvenzionamenti pubblici.
Prima non era a questo livello di disperazione e di malessere, anche se, ex post, possiamo dire che c’erano delle avvisaglie. Quella passione per i quadri di piccole dimensioni, tanto per cominciare, quelli celabili con facilità tra cinta e mutande. Il puro gusto di dire: ecco, li possiedo. E poi quella miserevole ossessione di essere pretermesso, scavalcato, superato dai suoi amici e sostenitori. Un difetto che lo accompagna da sempre, preferendo egli, di conseguenza, confrontarsi con quelle tre o quattro femminette, che comunque si sono allontanate, ignoranti e prive di spessore, quelle che gli dicevano, prendendolo anche in giro, ‘quanto sei bello, quanto sei bravo’, quelle sulle quali poteva signoreggiare e troneggiare. È insomma diventato strano, ma strano davvero.

G.Z.


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