Tra strafalcioni
linguistici ed orrori amministrativi. Intanto la Procura indaga. Lo stato confusionale
della gestione Lapenna si aggrava a vista d’occhio
È un condensato di
pressappochismo, di impreparazione amministrativa e professionale, di stato
confusionale. Soprattutto di malcelata arroganza. L’iter dell’avviso pubblico
finalizzato all’assunzione di due unità con qualifica di muratore è stato
tormentato al pari di un percorso di guerra. Quella guerra, già iniziata, alla
grande, che ci porterà al rinnovo di sindaco e consiglio comunale. Intanto,
stabilizzando ed assumendo, l’amministrazione Lapenna sta avvelenando i pozzi
in vista di una possibile, o probabile, comunque auspicata vittoria del
centro-destra alle imminenti elezioni comunali. Centro-destra che, tra qualche
mese, di conseguenza, si troverebbe a gestire una complessa macchina
amministrativa dovendo fare affidamento su truppe non propriamente alleate.
Prima di questo, c’è, ovvio, l’accaparramento di voti. Ma è il minimo. Tutte
cose già viste, alle quali la sinistra ci ha ormai abituati. A proposito di
abitudini, è recentissima la vicenda dell’Associazione Baschi Azzurri, una
Onlus, da quello che si apprende priva di mezzi idonei e delle necessarie capacità
professionali, che si occupa, per 2.500 euro al mese, del recupero e dello
smaltimento di diverse tipologie di rifiuti, anche pericolosi. È lo stesso
Lapenna, con un fumoso comunicato vergato con termini a-tecnici (menomale che è
laureato in Giurisprudenza), ad informare che “il fascicolo del Procuratore vede interessati con il sindaco gli
amministratori e le figure dirigenziali del Comune di Vasto”. Per la serie
“non ci facciamo mancare nulla”. Come non ci facciamo mancare l’aborto
giuridico, ma prima ancora logico, di quell’avviso pubblico che sfocerà
nell’assunzione a tempo indeterminato, da parte del Comune di Vasto, di due
muratori, oltre che di cinque impiegati addetti alla redazione di capitolati
tecnici. La vicenda è tutta da raccontare, e vale la pena soffermarsi sui vari
passaggi amministrativi dettati dal dilettantismo che alberga a Palazzo di
Città. Ci sarebbe da ridere e da scompisciarsi se non fossimo costretti a
piangere. O a incazzarci di brutto quando pensiamo allo spessore politico (prossimo
allo zero) di chi amministra questa Città. Tenendo anche conto come qualche
dirigente, diciamo così, non brilli di luce propria. Tutto comincia, dunque,
con la determina numero 196 del 19 novembre di quest’anno, relativa, appunto,
alla selezione di due muratori. Come titolo si richiede l’aver prestato
servizio presso la Pubblica Amministrazione per almeno 18 mesi. Premesso che
non si capisce perché un muratore non possa essere bravo anche se ha prestato
servizio presso un privato, si arriva, quattro giorni dopo, ad una successiva
determina, la numero 198 del 23 novembre 2015, per indicare il periodo minimo
prestato presso la Pubblica Amministrazione in 12 mesi. “Evidenziato, altresì, che detto periodo è
stato erroneamente indicato in ‘18 mesi’, mentre va rettificato in ‘12 mesi’…”.
Così si legge nella determina che corregge la prima. E passi. Si è trattato,
così si spiega nell’atto, di un mero errore successivamente annullato e
corretto. Facciamo finta di credere e andiamo avanti. Tutto finito? Neanche per
sogno. Altra determina, e siamo alla terza, per la precisione la numero 207 del
26 novembre 2015, vale a dire successiva di tre giorni rispetto alla precedente
e di sette rispetto alla prima, per correggere la correzione, cioè per
riportare il periodo minimo di prestato servizio presso la Pubblica
Amministrazione a 18 mesi. La motivazione che sottende il nuovo cambio fa a
cazzotti con la logica e sa tanto di presa per i fondelli: “Considerata l’esiguità del numero dei posti
a selezione e la necessità di concludere l’intero procedimento entro il 31
/12/15”. A parte l’errore nella concordanza, perché in italiano corretto si
dice e si scrive “considerate l’esiguità e la necessità”, non si capisce che
nesso ci sia tra l’anzianità di servizio stabilita in 18 mesi e la necessità di
concludere il procedimento entro la fine dell’anno in corso. Mentre sulla porta
del dirigente campeggia la dicitura “Dottore”, non ci spieghiamo come mai il
diritto amministrativo, assieme alla lingua italiana, sia caduto così in basso.
Che sotto sotto ci sia la volontà di bandire un concorso “ad personas”? E che
poi, strada facendo, anellando brutte figure, si sia cercato faticosamente di
tarare la determina in virtù (absit) del risultato voluto? A Palazzo di Città,
forse, qualcuno pensa che “determina” significhi far vincere una “determinata”
persona.
Giacinto Zappacosta
pubblicato su Giovani in
Movimento
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