Inutili i recinti per l’ignoranza
Mi convinco sempre di
più. La cultura è volontà di apprendere, scelta etica rivolta al sapere,
consapevolezza di sé e della realtà circostante, tensione ideale verso la
verità. Insomma, un atto libero, una regola di vita che, consapevolmente, puoi
accettare o rifiutare. Di fronte a noi, a ciascuno di noi, ci sono due strade:
i pascoli ampi, sempre verdi ed invitanti, ubertosi, dove brulicano le capre, e
i campi difficoltosi, che sono sempre in salita, della cultura e della
conoscenza. La capra, tale nella testa, predilige la strada piana della grassa
ignoranza, la beata vita dell’ostinato non-sapere elevato a sistema,
dell’orrore per tutto quello che sa di bello, per tutto ciò che rimanda ad una
realtà appena appena superiore rispetto al bere prosecco con contorno di
spinelli. Studiare, leggere, informarsi, approfondire, guardare la realtà oltre
le apparenze, i luoghi comuni, diffusi ed imposti dalla invisibile ma
onnipresente dittatura massmediatica, il medesimo sistema, tanto per dirne una,
che ci spiega e ci fa credere come il Medio Evo sia un’epoca buia e trista,
rischiarata dai roghi, popolata di streghe e, come ovvio che sia, dominata da
una Chiesa cattolica retrograda, retriva, oppressiva, malvagia (ho dimenticato
qualche aggettivo?). La capra, rispetto a tutto questo, ha fatto la sua scelta.
Così come ha scelto l’anonimato, la vigliaccheria, la coglionaggine di sparare
cazzate senza senso. E senza firma. Coglioni su facebook, mandati avanti da chi
di dovere, se ne trovano a iosa, esperti nello scrivere ‘dà’, voce del verbo
dare, per tre volte, senza accento. Ma, attenzione, a definire ontologicamente
la capra, categoria complessa, interviene altro. Bisogna tenere conto, oltre
che delle geniali riflessioni di Carlo Maria Cipolla sulla stupidità umana (ne
consiglio la lettura), anche di complicati risvolti psicologici, contorsionismi
psichici da far rabbrividire. D’altra parte, l’animo umano è così, e prima ce
ne rendiamo conto meglio è. La capra, dunque, non è semplicemente l’archetipo
dell’ignoranza, ma è la personificazione dell’odio viscerale nei confronti
della persona colta. Se tu sai, sei odiato, sei hai qualcosa da dire, dai
fastidio. È, al tempo stesso, volontà ferma di non cambiare idea, opinione.
Puoi argomentare, puoi spiegare, puoi dimostrare: la capra si innervosisce,
rimane ferma nella grassa ignoranza. Come la capretta che parla di rapporti tra
Cristianesimo e islam senza conoscere, nemmeno per averne sentito parlare, la
triste vicenda di Marcantonio Bragadin, veneziano, la cui morte si colloca nei drammatici
fatti antecedenti la battaglia di Lepanto. Ho consigliato di leggere la storia
della Serenissima Repubblica scritta da Alvise Zorzi, ma la capretta, mi
risulta, sta ancora pascolando. Così come pascola l’uomo mascherato che sotto
falso nome brulica su mandato altrui. Che dire? L’ignoranza è maggioritaria, di
gran lunga. C’è poi, e siamo ad una tipologia caprina molto particolare, chi
scrive commenti, per il puro gusto di scrivere (absit), negli appositi spazi di
quella maledizione biblica che sono le varie piattaforme presenti su internet,
commenti non richiesti e privi di qualsiasi senso, del tipo ‘e quindi? e
allora? ora che lo sappiamo? conclusione?’ e similari, a seconda dell’umore del
momento. Censuriamo? Inutile, ne era consapevole anche il principe di
Metternich, uno che se ne intendeva. L’ignoranza non conosce recinti: li
scavalca.
Giacinto Zappacosta
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