venerdì 18 novembre 2016

SPECULARMENTE A VOLTAIRE. NON AMO LA FRANCIA


Non mi piace quella lingua, anche se si tratta di un idioma neo-latino. Quei suoni nasali (fanno ammalare la cavità nasale per eccessivo logoramento) e quella orribile erre che gorgheggia in abbondante saliva fin sulla faccia del malcapitato interlocutore. Il quale, a sua volta, non per vendetta, restituisce l’eccesso di liquido che alberga sulla lingua. Intanto, un dubbio: se hai la gola secca, come fai? Quella consonante liquida, la erre, appunto, così arrotolata nella pronuncia, non erompe, non viene fuori, o viene fuori male, se hai la bocca secca. Una lingua effeminata. I francesi, che noi, senza essere ricambiati, chiamiamo cugini, non si stancano nel parlare così? Sono cattivo? Può essere. Però la mia critica è esattamente speculare alla ferocia di Voltaire, quello che tutti indicano, senza averlo letto, come il campione della tolleranza e del progresso, quello che ha scritto pagine memorabili grondanti odio e veleno contro gli ebrei. Il signor Arouet, dunque, fa dire a un suo personaggio che la lingua italiana è buffa in quanto le parole terminano tutte con una vocale. Pensa un po’ che cavolo è andato a notare e a indicare al pubblico ludibrio. Pazienza. ‘Non ti curar di lor’ e andiamo avanti lo stesso. Non mi piace nemmeno quell’inno, l’inno rivoluzionario per eccellenza, quello dove si fa menzione dei bambini della patria, immolati al canto di quella rivoluzione che ha massacrato, scristianizzato, sterminato e violentato. Anche al di qua delle Alpi, dove però il popolo italiano, armato di badili e forconi, anche se non si studia a scuola, si è sollevato contro le truppe napoleoniche che avvertiva, e non poteva essere altrimenti, come straniere e usurpatrici. La stessa consorella latina, che non ci fa l’onore di analogo titolo, asilo sicuro dei nostri terroristi, rigorosamente di sinistra, fuoriusciti dai confini patri. Combattenti rivoluzionari accolti, coccolati, portati nei salotti buoni di Parigi, posizionati su una cattedra universitaria, in qualche caso allocati in comodi alloggiamenti al di là dell’Oceano. Questa è la Francia che combatte il terrorismo di altra natura, quel terrorismo che non vuole definire per quello che è. Islamico, appunto.

Giacinto Zappacosta

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