mercoledì 9 novembre 2016

TIRA UNA BRUTTA ARIA



La pretesa, assurda, è riassumibile nel non detto, nell'apoftegma non esternato: lasciateci fare i cazzi nostri, non vi impicciate, scrivete bene di noi, e se proprio volete criticare, occupatevi tutt'al più delle previsioni del tempo e non rompete.
Se invece capita di dover (in senso etico) rompere le uova nel paniere a qualcuno, eccoti la telefonata minatoria. E' capitato a me, all'improvviso, come sanno i lettori, di essere ricoperto di insulti e di essere pesantemente minacciato. "Ti spacco la faccia in piazza". Mi resta il dubbio circa l'ubicazione, vale a dire la piazza. Perché proprio lì? E poi quale piazza? Lo sbruffone di turno, che pure mi conosce da qualche decennio, dovrebbe sapere che se mi si aggredisce si ottiene l'effetto opposto, quello cioè di farmi incattivire. Quindi non si facciano illusioni perché andrò avanti senza lasciarmi intimorire.
C'è comunque di che essere preoccupati. Il potere, anche a livello territoriale, è sempre più arrogante e presuntuoso, sempre più connotato da una sorta di autocrazia strisciante che mal tollera le critiche, l'opposizione, quella vera, e il dissenso. 
D'altra parte, il crollo delle ideologie, per quanto erronee che fossero, in qualche caso, erano  pur sempre un argine al degrado verso forme di affarismo elevato a sistema, un limite alla involuzione della politica che assume i connotati di una cordata inter amicos. Il partito che diventa un comitato d'affari.
Le giovani leve, cresciute in questo humus, sono particolarmente refrattarie alle regole ed inclini a curarsi i cavolacci loro. Questo sistema mi vede e mi vedrà all'opposizione, morale prima ancora che politica.
In altro articolo parlerò di nuovo della famosa telefonata. E' il mio impegno con i lettori.

Giacinto Zappacosta  

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