martedì 29 novembre 2016

VOTARE SI’ TANTO PER CAMBIARE O VOTARE NO CON CONSAPEVOLEZZA?


Prevale, al di là del mio steccato che difendo con certezza di ragione, l’assioma, sconclusionato e privo d’anima, che rimanda alla necessità di cambiare, di modificare, non una legge ordinaria, ma la legge delle leggi, la carta costituzionale, per il puro gusto di novellare, per poter dire a noi stessi, al mondo “ecco, siamo stati bravi, abbiamo cambiato, siamo progressisti”.
Il punto, apodittico, è un altro. Si modifica per andare a stare meglio, non per peggiorare una situazione. Basterebbe questo, per la verità. Tra l’abolizione del senato e la creazione di un senato impresentabile, la coppia Renzzi-Boschi ha preferito, come direbbe Di Pietro, un inguacchio.
L’aborto giuridico della legge di riforma, e mi meraviglio che nei dibattiti non emerga, è principalmente nella inibizione al presidente della repubblica della facoltà di sciogliere il senato. Il quale rimarrebbe nelle sue funzioni in caso di scioglimento della camera dei deputati. Un imbroglio senza limiti e senza verecondia.



Giacinto Zappacosta


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