domenica 11 dicembre 2016

REFERENDUM. IL PECCATO ORIGINALE


Cavour, che la vulgata ci indica quale ‘tessitore’ e ‘fratello liberatore’ (a pro dei coglioni che ci credono), pensò bene di annullare le elezioni politiche che si erano tenute nel Regno di Sardegna dal 15 al 18 novembre 1857, elezioni alle quali erano iscritti 107.324 sudditi, il 2,4% della popolazione. Anche qui: poiché il popolo, o quella minoranza, ha votato a mio danno, contro di me, umiliandomi con un risultato davvero imbarazzante, allora è l’elettore a non capire. Il conte, il liberale Cavour, semplicemente, volle pretermettere il risultato delle urne sostituendolo con la sua illuminata opinione. Tutto sommato, lo stesso ragionamento che fece Vincenzo Cuoco, secondo il quale se i Napoletani non aderirono alle idee che rivenivano d’Oltralpe, fu perché il popolo non era all’altezza. Spiegatemi, voi che siete esperti in materia: quando la volontà del popolo cessa di essere esercizio democratico e diventa oggetto di contumelie da parte del politico di turno? In queste ore, da noi, in Italia, fanno pena i politici, col codazzo di opinionisti e giornalisti, che parlano di ‘pericolo’, ‘deriva populista’ e cazzate varie. Troppo comodo.


Giacinto Zappacosta

riproduzione vietata

Nessun commento:

Posta un commento