lunedì 23 gennaio 2017

GESU' E IL CENTURIONE. LA ROMANITA' SI APRE AL MESSAGGIO


Lc 7, 1-10 

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: “Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga”.6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: “Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Va’ ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. 9All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande! ”. 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.


Il brano di Luca ci dice tante cose. Intanto, chi era il centurione? Il suo grado corrisponde, si parva licet componere magnis, ai nostri sottufficiali. Era uno che si era guadagnato sul campo, anche di battaglia, il ruolo che rivestiva nella Legione. Aveva la responsabilità, essendo a capo di una centuria, della gestione dell'ordine pubblico in Cafarnao. Luca, uomo colto e raffinato, come testimonia la sua ottima conoscenza della lingua greca, è persona attendibile. Ci racconta che gli stessi "anziani dei giudei" perorarono la causa del centurione presso Gesù: "perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Un romano, ma non è un caso isolato, benvoluto dagli ebrei.
Nell'incontro tra il soldato e Gesù, incontro che Luca riferisce essere avvenuto tramite emissari del centurione, si salda il mondo romano con la Rivelazione. Non è tanto l'umiltà dimostrata da un gentile nei riguardi del Messia ("io non son degno che tu entri sotto il mio tetto"), quanto l'accostamento, prospettato dal legionario stesso, tra lo stile romano, sobrio ed efficiente, lineare, il comando impartito e la certa esecuzione, da un alto, e, dall'altro, la Fede, depurata da sovrastrutture di ogni sorta, il credere alla onnipotenza divina che si realizza per semplice atto della volontà, in quel caso del Figlio.
Quel giorno, si incontrarono due mondi, uno depositario della Scrittura e della presenza del Cristo, l'altro, diverso, ma forgiato già, per intimo carattere del suo popolo, ad aprirsi al messaggio evangelico. Un incontro che si rivelerà fecondo nel prosieguo della Storia.

Giacinto Zappacosta

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