martedì 24 gennaio 2017

STATO FUSO

Un politico di lungo corso ne ha dato una spiegazione, rivoltando la frittata a proprio uso e consumo. Si tratta, questa è la dotta lezione, di un processo ascendente, che proviene dal basso, dal popolo, e, solo per successivo, accidentale contagio, aggredisce la classe dirigente. La corruttela, dunque, sussiste, col corollario di politici indagati a piede libero o in ceppi, perché gli Italiani pretendono le raccomandazioni. Per la verità, e a proposito di Italiani, tutti sappiamo, anche chi abita sull’Appennino e sulle Alpi, o in Pianura Padana, comunque lontano dal mare, che il pesce comincia a puzzare dalla testa. In una forma più colta (Machiavelli): mancano i buoni esempi, che sono alla base di tutto.
Comunque sia, e vengo al punto, stiamo assistendo al disfacimento non solo dello Stato, ma anche della stessa comunità nazionale, neghittosa, questo sì, nell’assistere ai fatti di cronaca che leggiamo sui giornali in queste settimane. Ci sono dentro, col letame fino al collo, in qualche caso anche un po’ più su, tutti. È venuto a mancare l’argine naturale, il locus resistentiae, il fulcro su cui fare leva per ripristinare il minimo etico. Non mi si venga a parlare della presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione e fatuità del genere: che il sistema, perché di sistema si tratta, sia marcio è sotto gli occhi di tutti, così come è evidente che la finalità della realizzazione delle grandi opere non sia nel soddisfacimento degli interessi collettivi, ma nella gratificazione di pochi beneficiari. Possiamo dire che le varie associazioni a delinquere hanno sviluppato gli anti-corpi finalizzati al perpetuarsi dell’agire criminoso. Sta venendo meno tutto, dalla percezione del disvalore, alla moralità pubblica, alla certezza del diritto, alla efficienza dell’apparato statuale. Manca, soprattutto, l’indignazione popolare. Qualcuno aveva scritto che l’ira contro i vizi e la corruttela è virtù. È arrivata l’ora di incavolarsi. 

Giacinto Zappacosta    

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