martedì 14 febbraio 2017

L’ONOREFICENZA NEGATA DALLA GERMANIA. UN ANTIFASCISMO DA QUATTRO SOLDI. LA LEZIONE DI MACHIAVELLI



I tedeschi non amano leggere Machiavelli. Se lo avessero fatto, avrebbero evitato di incorrere in un diniego che sa tanto di provincialismo ottuso, di antifascismo di pessima fattura, senza anima.
È noto l’antefatto. Due poliziotti italiani, durante una brillante azione, alle porte di Milano, uccidono un pericoloso terrorista ricercato dalle autorità germaniche. Incautamente, il ministero dell’Interno italiano, adiuvante un ebbro Minniti fresco di nomina, rende pubblici i nomi dei due servitori dello Stato. Per comprensibili ragioni, sarebbe stato meglio non arrivare a tanto, ma, comunque, non è questo il punto.
I tedeschi, dopo essersi complimentati, scoprono che i due agenti della polizia italiana, così dicono, hanno simpatia per il Ventennio. Conclusione: non meritano la teutonica onorificenza dapprima prospettata. Viene da pensare e da chiedersi cosa sarebbe accaduto se i due, per ipotesi, avessero una certa ammirazione ad esempio per Pol Pot, il cane rosso, uno dei più grandi criminali che l’umanità abbia conosciuto. Nessuno avrebbe battuto ciglio, nemmeno i tedeschi, che quindi avrebbero appuntato la medaglia sul bavero dei nostri poliziotti. Minniti avrebbe gioito e avrebbe rivendicato a sé una larga fetta del merito.
Soccorre, per l’appunto, il grande Machiavelli: “le repubbliche bene ordinate costituiscono premi e pene a’ loro cittadini, né compensono mai l’uno con l’altro” (Discorsi, libro I, par. XXIV). Premi e punizioni, dunque, per i cittadini, regola che si estende, come ovvio, anche allo straniero. L’argomentare del segretario della seconda cancelleria fiorentina, può constatare chi abbia voglia di sincerarsene, è lineare. Con la particolarità, tipica del Machiavelli, di uno studioso che sa guardare oltre il banale, il fatto scontato, che cioè il premio e la punizione, in capo ad un medesimo individuo, non si compensano. Potendo accadere, come esplicitato nei Discorsi, che un cittadino riceva un elogio, un pubblico riconoscimento, essendo già destinatario di una pena, o viceversa. Nel caso specifico, ammesso e non concesso che avere simpatie mussoliniane equivalga ad un delitto, i rigidi tedeschi, abbacinati da una propaganda che si sono costruiti a loro uso e consumo, avrebbero potuto e dovuto dare un segno della loro gratitudine. La limitatezza mentale alberga anche da quelle parti.

Giacinto Zappacosta


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