Eppure hanno vinto le ultime consultazioni a livello comunale.
Il Pd, a Vasto, semplicemente non esiste,
tanto che le ragnatele, nella locale sezione, si moltiplicano nell’aria
stagnante protetta da finestre che nessuno si preoccupa di aprire.
Un partito,
commissariato, ma solo sulla carta, dato che Zappalorto (brutto nome:
sembra Zappacosta), Rapino e Paolucci non si vedono in Città, un partito che
non è un partito amministra le sorti di 42mila abitanti.
Qualcuno potrebbe
farmi notare che in riva all’Adriatico il Pd si sia evoluto all’americana, cioè
in un comitato elettorale che si attiva esclusivamente per le votazioni, ma il
paragone sarebbe troppo impegnativo. Figuriamoci.
Intanto, soltanto otto mesi
fa, quando già la crisi interna era profonda, ha vinto, mostrando una capacità
organizzativa e di coagulo notevole.
Non resta che prenderne atto, così come dell’esistenza
di un comitato, non elettorale, ma di altro tipo, una tipologia meno nobile,
possiamo dire, in grado di far convergere consensi su un giovanotto in svantaggio al primo turno.
Giacinto Zappacosta
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