L’avventura di un povero cristiano
Ci siamo: qualche nodo comincia ad arrivare al pettine. “I Dioscuri” (prendo in prestito un’espressione dell’amico Nicolangelo D’Adamo) hanno “piazzato” Della Porta, nonostante i mugugni della base e della dirigenza locale del Pdl. Nonostante quel pasticciaccio della residenza. In ordine cronologico: il candidato del centro-destra chiede la residenza nella nostra città, specificando di abitare al numero civico 1 di via Bachelet; esperite le dovute indagini, i vigili, per quanto di loro competenza, saltando a pie’ pari sul fatto che in quel punto preciso insista non uno stabile per civile abitazione, ma un edificio pubblico, cioè il palazzo di giustizia, danno il nulla osta; il sindaco Tagliente (a volte ritornano) concede la residenza; dal 22 settembre 1998 il Della Porta è dunque iscritto nelle liste anagrafiche del comune di Vasto. Bene, benissimo. Dov’è la camera da letto dell’ex giudice, dove il bagno, la cucina? E poi, ha pagato la Tarsu? Gran brutta storia, anche da un punto di vista penale.
Valga un piccolo, insignificante raffronto. Rientrato io a Vasto dopo tanto tempo, ho omesso di chiedere la residenza nella città natìa, come sarebbe stato mio dovere. Conclusione: il comune di Cremona, dove abitavo, mi ha giustamente dichiarato decaduto dalla residenza per irreperibilità. La mia avventura si è conclusa con la richiesta, e la successiva concessione, della residenza a Vasto. Due pesi e due misure. Ma la mia irreperibilità in quel di Cremona non è assimilabile, anzi perfettamente sovrapponibile, alla attuale posizione di Della Porta, magistrato ormai in quiescenza, che, in quanto tale, si presume, non mette più piede in Tribunale?
È la nuova categoria sociologica della “Vastisità” che reclama spazio nella campagna elettorale.
Giacinto Zappacosta
pubblicato su piazza rossetti.it
Ci siamo: qualche nodo comincia ad arrivare al pettine. “I Dioscuri” (prendo in prestito un’espressione dell’amico Nicolangelo D’Adamo) hanno “piazzato” Della Porta, nonostante i mugugni della base e della dirigenza locale del Pdl. Nonostante quel pasticciaccio della residenza. In ordine cronologico: il candidato del centro-destra chiede la residenza nella nostra città, specificando di abitare al numero civico 1 di via Bachelet; esperite le dovute indagini, i vigili, per quanto di loro competenza, saltando a pie’ pari sul fatto che in quel punto preciso insista non uno stabile per civile abitazione, ma un edificio pubblico, cioè il palazzo di giustizia, danno il nulla osta; il sindaco Tagliente (a volte ritornano) concede la residenza; dal 22 settembre 1998 il Della Porta è dunque iscritto nelle liste anagrafiche del comune di Vasto. Bene, benissimo. Dov’è la camera da letto dell’ex giudice, dove il bagno, la cucina? E poi, ha pagato la Tarsu? Gran brutta storia, anche da un punto di vista penale.
Valga un piccolo, insignificante raffronto. Rientrato io a Vasto dopo tanto tempo, ho omesso di chiedere la residenza nella città natìa, come sarebbe stato mio dovere. Conclusione: il comune di Cremona, dove abitavo, mi ha giustamente dichiarato decaduto dalla residenza per irreperibilità. La mia avventura si è conclusa con la richiesta, e la successiva concessione, della residenza a Vasto. Due pesi e due misure. Ma la mia irreperibilità in quel di Cremona non è assimilabile, anzi perfettamente sovrapponibile, alla attuale posizione di Della Porta, magistrato ormai in quiescenza, che, in quanto tale, si presume, non mette più piede in Tribunale?È la nuova categoria sociologica della “Vastisità” che reclama spazio nella campagna elettorale.
Giacinto Zappacosta
pubblicato su piazza rossetti.it
M.L.Kingf: "non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti". Condivido.
RispondiEliminaIl problema è diventato adesso il palazzetto dello sport. Pensa un po'!
RispondiElimina