di Maria Giovanna Ferrante
Torino 12 maggio 2011
Una presenza simbolica per una commemorazione silenziosa
Mentre Torino si svegliava assordata dal frastuono della festa per il raduno degli alpini, domenica 8 maggio in via Pietro Giuria (davanti alla targa che dedica alla memoria di Cesare Lombroso un museo fatto di resti umani) si sono consumati momenti di raccoglimento in memoria dei teschi anonimi che giacciono senza pace nelle teche di una collezione universitaria.
“Siamo qui perché non abbiamo dimenticato. Siamo qui perché non vogliamo che l'Italia dimentichi”. Insorgenza Civile, i Comitati Due Sicilie, le varie associazioni filo - meridionali che in questi anni raccolgono chi ha preso coscienza, si sono date appuntamento a Torino con i propri rappresentanti per segnare un momento di transizione: dalla protesta chiassosa all'elaborazione culturale della memoria che può e deve diventare stimolo e oggetto del futuro riscatto.
Quando sono arrivata, con cinque minuti di ritardo rispetto all'orario dell'appuntamento, Fernando Luisi di Insorgenza Civile aveva già cominciato a leggere la sua lettera di denuncia. Con i saluti di tutti i membri dei Comitati Due Sicilie capitanati da Davide Cristaldi coordinatore per i CDS Nord , Michele Marra neo responsabile dei Comitati Due Sicilie per l’Emilia –Romagna , Filippo Blefari e Enrico D'Avascio del CDS Piemonte , mi sono unita al momento di raccoglimento e non c'era nessun sorriso sul mio volto di meridionale e immigrata come tutti, unica donna in quel drappello di uomini.
Non ho sorriso mentre deponevamo, assieme a loro, un omaggio floreale sull'inferriata che ci divideva dalle mura del palazzo universitario.
Non ho sorriso mentre ero in posa per lo scatto fotografico che avrebbe documentato la presenza a Torino di quello sparuto drappello di coraggiosi vestiti a lutto in un giorno di festa. Non c'era niente da sorridere per quei pochi che portano avanti una missione difficile, sconosciuta ai più perché mal comunicata, mal organizzata e ancor peggio supportata dalla frammentazione delle intelligens meridionali che già si spartiscono gli onori di una conquista dubbia e lontana da raggiungere.
Ci siamo lasciati, domenica 8 maggio, con una promessa. Un impegno a trasformare l'8 maggio in un giorno importante già dal prossimo anno. Ci siamo lasciati, la scorsa domenica, con tante promesse. E l'auspicio che ad esse seguano i fatti. Per il bene del sud e dell'Italia intera.
Mariagiovanna Ferrante
da internet
Torino 12 maggio 2011
Una presenza simbolica per una commemorazione silenziosa
Mentre Torino si svegliava assordata dal frastuono della festa per il raduno degli alpini, domenica 8 maggio in via Pietro Giuria (davanti alla targa che dedica alla memoria di Cesare Lombroso un museo fatto di resti umani) si sono consumati momenti di raccoglimento in memoria dei teschi anonimi che giacciono senza pace nelle teche di una collezione universitaria.
“Siamo qui perché non abbiamo dimenticato. Siamo qui perché non vogliamo che l'Italia dimentichi”. Insorgenza Civile, i Comitati Due Sicilie, le varie associazioni filo - meridionali che in questi anni raccolgono chi ha preso coscienza, si sono date appuntamento a Torino con i propri rappresentanti per segnare un momento di transizione: dalla protesta chiassosa all'elaborazione culturale della memoria che può e deve diventare stimolo e oggetto del futuro riscatto.
Quando sono arrivata, con cinque minuti di ritardo rispetto all'orario dell'appuntamento, Fernando Luisi di Insorgenza Civile aveva già cominciato a leggere la sua lettera di denuncia. Con i saluti di tutti i membri dei Comitati Due Sicilie capitanati da Davide Cristaldi coordinatore per i CDS Nord , Michele Marra neo responsabile dei Comitati Due Sicilie per l’Emilia –Romagna , Filippo Blefari e Enrico D'Avascio del CDS Piemonte , mi sono unita al momento di raccoglimento e non c'era nessun sorriso sul mio volto di meridionale e immigrata come tutti, unica donna in quel drappello di uomini.
Non ho sorriso mentre deponevamo, assieme a loro, un omaggio floreale sull'inferriata che ci divideva dalle mura del palazzo universitario.
Non ho sorriso mentre ero in posa per lo scatto fotografico che avrebbe documentato la presenza a Torino di quello sparuto drappello di coraggiosi vestiti a lutto in un giorno di festa. Non c'era niente da sorridere per quei pochi che portano avanti una missione difficile, sconosciuta ai più perché mal comunicata, mal organizzata e ancor peggio supportata dalla frammentazione delle intelligens meridionali che già si spartiscono gli onori di una conquista dubbia e lontana da raggiungere.
Ci siamo lasciati, domenica 8 maggio, con una promessa. Un impegno a trasformare l'8 maggio in un giorno importante già dal prossimo anno. Ci siamo lasciati, la scorsa domenica, con tante promesse. E l'auspicio che ad esse seguano i fatti. Per il bene del sud e dell'Italia intera.
Mariagiovanna Ferrante
da internet
Secondo quelle vecchie "teorie" gli esseri umani si dividevano in DOLICOCEFALI E BRACHICEFALI, che a loro volta si suddividevano in:
RispondiElimina1. DOLICOCEFALI BIONDI (poi individuati come ariani) E DOLICOCEFALI BRUNI;
2. BRACHICEFALI BIONDI E BRACHICEFALI BRUNI(ebrei).
Sappiamo, poi, come furono utilizzate queste teorie in un Paese europeo.
Caro Preside, mi piacerebbe che Ti soffermassi sulla teoria del meridionale (italiano)antropologicamente inferiore. Che dice al riguardo Napolitano? Con stima
RispondiEliminaG.
Che tra fine ottocento e primi novecento il "meridionale italiano" fosse considerato un "brachibruno" (e quindi un essere inferiore)da certa pseudo scienza, accademica e para accademica, è un fatto! Così come di pregiudizi e luoghi comuni negativi su noi meridionali è pieno l'immaginario (ed il vocabolario) settentrionale. Ma, stabilito questo, non si va molto avanti con il risentimento, il rimpianto e l'invettiva. Il riscatto del Meridione, male accompagnato o affatto accompagnato dalle forze politiche, deve partire dai nostri comportamenti, dal nostro dinamismo, dalle nostre scelte, dai nostri giovani che mi risulta si facciano molto onore al nord, ma, purtroppo, poi diventano leghisti e si vergognano, addirittura, delle loro origini meridionali. Il mio maggior rammarico è la constatazione che aspettiamo il riscatto per ...."decreto legge". Sappiamo che non ariverà mai, ma continuiamo ad aspettare!
RispondiEliminaDa ultimo Napolitano. Chi può negare che sia un galantuomo e che faccia onore al sud con il suo comportamento? Doveva essere lui ad abbassare l'enfasi delle rievocazioni unitarie? L'avrebbero sbranato...suo compito è e resta contrastare il dissennato disegno separatista della Lega. E questo compito l'ha assolto benissimo.