mercoledì 28 dicembre 2011

La foto di Vasto non è sbiadita. Il PD scelga

Pubblico qui sotto l'intervista rilasciata oggi al quotidiano l'Unità

La foto di Vasto «non è sbiadita», quel centrosinistra «non è archiviato», ma è «il Pd che deve scegliere cosa fare» e «con chi allearsi» anche in vista delle amministrative di maggio: perché l’Idv «è leale, ma non è un cagnolino che rincorre gli ultimatum» e perché «noi, in coalizione con i Cuffaro e i Lombardo, come potrebbe accadere a Palermo, non ci stiamo». Molto attento (e invero preoccupato, anche se dice il contrario) per la forma di una nuova legge elettorale, pronto a ribadire sia lealtà che autonomia nei confronti del Pd, un po’ di lotta e un po’ no verso il governo Monti, Antonio Di Pietro, leader Idv, dopo aver votato contro la manovra è di rientro a Roma per incontrare, domani, il ministro dell’Interno.

Ma allora dialoga anche lei col governo?
«Con la Cancellieri parleremo del problema degli ottocento vigili precari ai quali ora scade il contratto. Non condivido e non partecipo a incontri per metterci d’accordo su cosa fare nell’ambito politico: ma il confronto istituzionale è benvenuto. E io valuto il merito, di volta in volta».

Dunque il suo no al governo si potrà tramutare in un sì?
«Se si concentrerà su equità e sviluppo, certo. Li voterei, dopo aver letto le carte. Una cosa ho capito: mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Ecco, come San Tommaso e non come Santa Lucia».

Non faccia Di Pietro: si spieghi.
«Santa Lucia, non vedendoci, poverina, è costretta a votare al buio. Io la rispetto, così come rispetto il Pd che ha detto sì alla manovra prima ancora di leggerla: solo, mi comporto diversamente».

Non crede che il no dell’IdV abbia archiviato definitivamente la foto di Vasto e quello schema di centrosinistra?
«Io, così come Vendola, non ho archiviato alcunché: se il Pd va cercando scuse per archiviare una primavera e una speranza sono fatti suoi».

Lei crede che nel Pd qualcuno stia cercando questa scusa?
«No,no. Noi abbiamo fatto una scelta di campo: siamo convinti che quella di Vasto non sia una foto, ma un progetto politico. A quella foto rimaniamo leali, vogliamo condurla in porto. Nel Pd, però, spesso si sente dire “o fate come diciamo noi..”. Non vogliamo litigare, ma nemmeno rincorrere ultimatum: alla logica del ricatto non possiamo stare».

Dunque nessuna foto ingiallita?
«Sia io che Vendola nel caso in specie abbiamo ritenuto sbagliato questo decreto. Dopodiché entrambi riteniamo che una democrazia compiuta si possa realizzare in un sistema bipolare dove il cittadino possa scegliere, prima del voto, quale coalizione quale programma e quale premier. Fino a Vasto anche Bersani era d’accordo. Io sono fermo a quella impostazione: per questo ho raccolto le firme per il referendum e mi batto per una nuova legge elettorale che rispetti quella indicazione».

Si riuscirà a cambiarla, quella legge?
«Lo auspico. La cosa più ingiustificata sarebbe quella di modellarla sulla base di interessi personali o partitici, si farebbe l’errore del Porcellum. E io ho imparato da Arturo Parisi, persona degna di ogni stima, che è un bene che ci sia un sistema bipolare in cui si scelga coalizione, programma e candidato premier».

Perché lo ripete? Teme di rischiare troppo se ci fosse una legge elettorale con sbarramento alto o con alleanze che si decidono dopo il voto?
«Ma quali rischi! Mica dobbiamo andare al governo ad ogni costo! Io personalmente sono per il Mattarellum basato sulle coalizioni, ma per sposarsi bisogna essere in due quindi vedremo cosa vuol fare il Pd. Quanto allo sbarramento, nel caso faremmo un po’ di ginnastica politica per saltare comunque l’asticella».

Secondo lei il governo Monti durerà?
«Non sono un indovino e non dipende da me. So che ora c’è una totale sospensione della democrazia parlamentare, necessaria e necessitata da una fase di emergenza, alla quale si aggiunge l’emergenza di cambiare la legge elettorale. Bene. Da giugno, però, si può e si deve andare alle elezioni».

E non crede che l’attuale assetto tecnico-politico possa cancellare nei fatti anche Vasto?
«Il mio impegno è essere il riferimento per un elettorato che possa avere di per sé la forza di essere presente in Parlamento, e a disposizione di altre forze politiche con le quali allearci sulla base del rispetto. Ma non siamo figli di un dio minore. Ricordo, a chi ci vuole liquidare, che a maggio si vota in millecinquecento comuni: e in quasi tutti i casi solo stando insieme si può sperare di vincere».

Che fa, lancia l’ultimatum?
«Dico solo, a chi vuole ridurci a cagnolini obbedienti, che in questi giorni si fanno primarie e coalizioni. Si vota per esempio a Palermo, e là il Pd deve fare una scelta di campo. Rita Borsellino e Leoluca Orlando sono entrambi disposti a rinunciare a favore dell’altro. Però noi non possiamo accettare di andare in coalizione con Cuffaro o Lombardo – che è il Cuffaro senza cannoli. E se il Pd ritiene di fare una alleanza con il Terzo polo, quindi con i loro uomini, sappia che dovrà fare una scelta perché l’IdV non li seguirà».

Antonio Di Pietro

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