giovedì 2 febbraio 2012

E va bene, va bene, va bene così

Quando i partiti hanno paura della base

C’è da chiedersi se i partiti non stiano diventando, per involuzione, un qualcosa di profondamente diverso, vale a dire dei circoli ristretti alla mercé di pochi individui, insofferenti al confronto con iscritti e simpatizzanti. Questo discorso vale a destra come a sinistra, passando, a scanso di equivoci, per il centro. Arrivare a preferire un partito “leggero”, non quanto alla struttura, ma quanto al numero degli aderenti, per poterli meglio governare quando, quelle rare volte, si tratta di alzare la mano per votare, significa che stiamo assistendo ad un fenomeno impensabile fino a qualche tempo fa. Ha ragione Pannella quando parla, per la verità da qualche decennio, di partitocrazia? Ha ragione Massimo Desiati quando vede nella presenza dei partiti la morte della politica? Intanto, hanno senz’altro ragione D’Adamo e Aloè quando denunciano un deficit di democrazia interna al Pd (ma lo stesso discorso vale per il Pdl) e una impossibilità da parte del singolo militante, questo almeno mi sembra il sugo del discorso, di incidere sulle scelte, di fatto demandate ai pochi, che poi non sono i migliori. Una volta era un vanto, per il segretario di sezione, poter spiattellare sul tavolo del segretario provinciale un elenco di nuovi iscritti. Ora si passa su tutto, senza farci troppo caso. Vedasi il Pdl locale, precipitato al 12% dei consensi, affidato alle cure di un falso commissariamento. Evidentemente, va bene così, come diceva una canzone dei miei tempi. Se non ricordo male, si tratta di Vasco Rossi. Ma, appunto, erano altri tempi.

Giacinto Zappacosta
pubblicato su piazzarossetti.it

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