Vagano nell’Ade l’anime de’ morti
sospese nel ricordo de’ vivi,
tenue limitare all’oblio eterno.
Vagano, senza meta, senza quiete,
quasi fosser vive, e
non s’avvedono
dell’ultimo respiro reso,
soffio sì caro al petto infelice
de’ mortali.
Jader Jacobelli la definiva
“tribuna dei vincitori”. All’indomani di una tornata elettorale, erano i
commenti dei partiti della prima repubblica, che si affannavano a dimostrare,
contro ogni evidenza, di aver comunque ottenuto un buon risultato. Il tracollo,
il drenaggio di voti, la pesante sconfitta: erano tutte apparenze, tutti
epifenomeni da interpretarsi a cura delle solerti segreterie. Ieri sera, ho
seguito in tv qualche commento dei soliti vetusti parrucconi. Sono morti e non
se ne sono accorti, o forse se ne sono accorti e fingono di essere vivi. Oramai
li tiene in piedi solo l’arroganza, sostenuta dal timore di perdere privilegi e
pubblici sostentamenti. Al massimo tra un anno, le elezioni politiche (ne vedremo
delle belle) sanciranno la fine di un’epoca. Quella dei morti-vivi.
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